“Mancanza di piani di formazioni del personale dell’ospedale in merito alla sicurezza”.

Sarebbe questa, in sintesi, la causa della morte di Eugenio Carpanedo, 63enne di Schio, deceduto nell’incendio della sua camera nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso il 23 marzo 2017. Un vicenda che era balzata agli onori della cronaca nazionale e che ora, a 2 anni dalla tragedia, torna alla ribalta perché quell’uomo, ricoverato in seguito ad un forte disagio psichico, all’ospedale avrebbe dovuto essere curato e invece ci ha trovato la morte.

A pretendere chiarezza, sia per dare giustizia al paziente che per identificare i veri responsabili, sono scesi in campo prepotentemente il sindaco di Schio Valter Orsi e il sindacato degli infermieri. Orsi, perché si tratta di un cittadino scledense e il Nursind, perché “la responsabilità dell’accaduto non è dei 3 indagati in turno in quel momento, che sono le ultime ruote del carro, ma è del datore di lavoro”.

Identificare e perseguire le responsabilità e comprendere come sia stato possibile che quella sera, in una stanza di psichiatria, Carpanedo fosse in possesso di sigarette e accendino mentre era in camera e come mai, al momento della tragedia, la porta della stanza fosse chiusa dall’interno.

Lo aveva detto fin da subito Orsi che il comune i sarebbe costituito parte civile e ora, per timore che la vicenda venga ‘tirata per le lunghe’ fino alla prescrizione, Orsi ha deciso di rivolgersi direttamente al ministero della Salute.

“Dopo il clamore seguito alla vicenda, è calato un silenzio assordante – ha proseguito Orsi – Lo avevo detto fin dall’inizio che il Comune si sarebbe costituito parte civile, aspettavo che fosse depositato un fascicolo, che però non arriva. E temo si voglia far passare il tempo in modo che la vicenda cada in prescrizione. Non intendo permetterlo, non voglio che la tragedia venga archiviata come un normale incidente di percorso. Già qualche mese fa una relazione indicava alcune carenze e ci sarebbe stata la possibilità di aprire un fascicolo, cosa che non è stata fatta. Gli utenti devono sapere che possono stare tranquilli all’interno dell’ospedale, che la struttura è idonea. Ho dato mandato di predisporre un memorandum da inviare al ministero della Salute affinché vengano effettuate un’indagine ed un’ispezione ministeriale”.

Con Orsi, alla ricerca della giustizia per Carpanedo e per i dipendenti dell’ospedale, è il Nursind.

“Le responsabilità reali sono molto più in alto rispetto a quanto individuato finora – ha spiegato Andrea Gregori, segretario provinciale Nursind Vicenza – Nel rapporto dei Vigili del Fuoco è scritto chiaramente, nero su bianco, che mancavano i piani di sicurezza di formazione del personale. Gli avvisi di garanzia hanno raggiunto alcuni dipendenti in turno nel momento della tragedia, ma loro sono le ultime ruote del carro, le carenze vere sono in capo al datore di lavoro, non possono pagare gli ultimi dei dipendenti. Non ci accontentiamo dell’avviso di garanzia a chi era di turno, devono essere identificati i veri responsabili. Si attenderanno i risvolti – ha concluso Gregori – e un cambio di rotta da parte della procura, che deve prendere in mano la situazione e andare fino in fondo per fare chiarezza e giustizia”.

Anna Bianchini

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