di Natalia Bandiera
Cornuti, mazziati e costretti a stare pure muti. E’ quello che probabilmente pretenderebbe il consigliere regionale Nicola Finco, che dalle pagine del Il Giornale di Vicenza attacca i sindaci dell’Alto Vicentino, che a suo dire, sarebbero colpevoli di essersi astenuti nell’approvazione delle schede ospedaliere dell’Ulss 7, da cui emerge un trattamento di eclatante disparità tra l’ospedale di Santorso e quello di Bassano del Grappa. Cosa dice Finco? Che in pratica, i sindaci dell’Altovicentino avrebbero dovuto dire si alla schede ospedaliere. Che avrebbero dovuto mettersi la testa in un sacco dinanzi ad una situazione ormai evidente di criticità. Un quadro allarmante, che non lascia intravedere speranza se non nelle parole del commissario Bortolo Simoni, che nel suo dialogo costante con i primi cittadini, cerca di rassicurarli su soluzioni che possano migliorare le sorti di una sanità che, lo dicono i cittadini con la loro esperienza personale di fruitori di servizi in alcuni reparti addirittura svuotati, non è più quella di un tempo. E non c’è solo di mezzo la carenza di medici che riguarda tutta Italia e che certamente va compresa, ma c’è una fusione con Bassano del Grappa, che ha di fatto penalizzato le molte componenti di una Ulss, come era quella ex Ulss 4 che era di eccellenza, ma che ora non lo è più. Non lo dice la politica, che dovrebbe imparare a stare fuori una volta per tutte dal tema più sacro, come quello della Salute, che è al primo posto nella scala dei valori di ogni essere umano, lo dicono i numeri. Quelli che raccontano scientificamente di una fuga di medici, che non vanno via solo perchè è arrivata la pensione, ma perchè non si sentono più realizzati in una struttura ospedaliera, dove non possono più contare su quanto c’era prima e rendeva fieri i contribuenti, che continuano a pagare  profumatamente,  ma non ricevono più i servizi di una volta. Non esiste più il team dirigenziale di un tempo, con medici di altissimo livello professionale che facevano accorrere anche da fuori regione utenza, che oggi è costretta a migrare, a farsi curare fuori dall’Altovicentino. Come se già non bastasse la ‘croce’ di chi ha problemi di salute e afflitto dall’ansia delle proprie sorti cliniche, deve pure organizzarsi per andare altrove. Cittadini che pagano le tasse, caro consigliere Nicola Finco. Cittadini che per una semplice tac devono aspettare mesi e mesi. Accade ormai in tutti i reparti, le denunce fioccano tutti i santi giorni e non può mettere un tappo sulla bocca a chi deve avere almeno il diritto di lamentarsi. Di poter provare a cambiare le cose.
L’Altovicentino è un territorio di oltre 220mila abitanti e non è un ‘figlio di un dio minore’ di un Veneto definito eccellente per sanità. Un territorio che nel 1975, poteva disporre di ben 5 strutture residenziali/ospedaliere pubbliche come Malo (ospedale zonale), Montecchio Precalcino (Ospedale Psichiatrico), Santorso (struttura residenziale per grandi invalidi), Schio (ospedale provinciale), Thiene (ospedale provinciale). Tutto questo era il frutto dell’attenzione all’assistenza sociosanitaria operata da generazioni di cittadini, che si ritrova adesso con un’offerta ospedaliera azzoppata e ridimensionata, rappresentata da un solo ospedale che obbliga, ad andare altrove. Si è creduto, poi, nella fusione dei due ospedali di Thiene e Schio che hanno generato l’ospedale Alto Vicentino di Santorso. Era l’anno 2005 e la conferenza dei sindaci aveva accettato il ‘Piano Caffi’, che con la vendita delle vecchie strutture, presentava un pacchetto appetitoso che prevedeva la creazione di un polo ospedaliero centrale, moderno,  efficiente, dedicato soprattutto all’emergenza per tutto il territorio dell’Alto Vicentino.  Tale struttura sarebbe dovuta essere dotata quindi, di ogni specialità e apparecchiatura idonea a dare adeguata risposta a qualsiasi grave evento clinico. Ne è nato un ospedale costato 140 milioni,  con un project financing che prevedeva un contributo regionale per circa metà della spesa e la restante parte di 70milioni circa, a carico del proponente (Summania Sanità), con un canone annuo spalmato in 25 anni di 24,4 milioni di euro. Ma il risultato pratico di questa operazione non è stato conseguito, abbiamo un ospedale bellissimo, ma i servizi non brillano più per la qualità e l’efficienza di una volta. Viene trattato come un ospedale di serie B e le schede ospedaliere emanate dalla Regione Veneto ne sono l’emblema. Dicono chiaramente della disparità di trattamento tra Santorso e Bassano. E lei, caro Nicola Finco, bacchetta i sindaci che difendono il popolo per  essersi astenuti? Guardi che qui nell’Alto Vicentino, la gente è molto, ma molto arrabbiata per questa ‘linea morbida’ dei primi cittadini, che avrebbero dovuto avere il coraggio di votare No a quelle schede ospedaliere. Ma che hanno preferito, ancora una volta, il dialogo e la fiducia nel futuro. Sono stati troppo buoni ancora una volta, lasciati soli  dai colleghi stessi che all’interesse del cittadino, hanno preferito la politica. Ma lei voterebbe SI a qualcosa che danneggerebbe i suoi elettori, che con tanta fiducia le hanno dato la preferenza alle ultime elezioni? Per quale motivo i sindaci dell’Altovicentino avrebbero dovuto abbassare la testa e acconsentire ad un piano che scontenta la loro popolazione? Con quale faccia poi, avrebbero potuto incontrare nelle piazze dei loro paesi i loro concittadini e spiegare quel Si, quando sono bombardati di lamentele di anziani, donne, bambini, famiglie di disabili che si recano nelle loro strutture sanitarie di riferimento  e si sentono  respingere la richiesta di servizi, di assistenza e prestazioni, per le quali pagano tasse salatissime? Ci creda, consigliere Finco, fanno già fatica a spiegare perchè si sono astenuti!
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