Per i sindacati dei lavoratori di Usb è stata una battaglia importante, che hanno vinto con la sentenza del tribunale che, il 23 aprile scorso, ha confermato che Alto Vicentino Ambiente (Ava), la partecipata che gestisce il ciclo dei rifiuti nell’Alto Vicentino, dovrà pagare il ‘tempo tuta’ arretrato ai dipendenti, ma non quello di ‘oggi’.

“Ai lavoratori verranno riconosciute 1.300 ore di straordinario (7 ore di straordinario al mese per oltre dieci anni”, spiegano da Usb.

Il tempo di vestirsi e spogliarsi dal 1.7.2007 al 31.3.2018, che per i lavoratori del settore, a contatto con i rifiuti e quindi in obbligo di indossare un abbigliamento particolare a cui si accompagnano la svestizione e la doccia a fine turno, ammonta a 20 minuti al giorno, che saranno conteggiati come orario di lavoro straordinario.

“Questa è una vittoria che conferma tutto quanto sostenuto da Usb da anni e che smentisce quanto sempre sostenuto dalla datrice di lavoro e dai vari Cgil, Cisl, Uil e Fiadel”, hanno sottolineato da Usb, rimarcando la spaccatura con i colleghi di Cgil Cisl Uil e Fiadel “che hanno sempre sostenuto le ragioni di Ava”.

Usb lamenta però una vittoria parziale, visto che dal 1 aprile  2018 il tempo tuta non è dovuto, non solo da Ava, ma a livello generale.

“La colpa è anche dei sindacati di Cgil, Cisl, Uile e Fiadel – hanno concluso da Usb – che  hanno firmato una dichiarazione, in carta intestata assieme all’azienda, per cui loro quando hanno firmato il contratto intendevano proprio dire che il tempo tuta non doveva essere pagato oltre il normale stipendio. Noi che continueremo a perseguire il nostro obiettivo di ottenere il pagamento del tempo tuta sia in ogni grado di giudizio sia con le lotte sindacali e ci porremo contro Cgil, Cisl, Uil e Fiadel che hanno dimostrato per iscritto di essere buoni alleati  della direzione. Usb sarà sempre a fianco dei lavoratori”.

di Redazione Altovicentinonline

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