di Federico Piazza

Non si sa ufficialmente quanti migranti siano oggi presenti in iniziative di accoglienza sul territorio dell’Alto Vicentino. Non sono infatti accessibili i dati della Prefettura. Non ostensibili per motivi giuridici in base a una recente circolare del Ministero degli Interni: è questa la motivazione addotta dagli uffici della Prefettura di Vicenza a fronte della richiesta di chi scrive.
Secondo il sindaco di Schio, Valter Orsi, sarebbero comunque un migliaio le persone ospitate in diverse forme nei 32 comuni che afferiscono all’Ambito territoriale sociale VEN 04 dell’Alto Vicentino. «Non ho un dato reale ma penso di non sbagliarmi nel ritenere che sommando i diversi progetti di accoglienza tra le due reti Sai, la Tenda di Abramo e altre iniziative coordinate dalla Prefettura si arrivi intorno alle mille presenze tra profughi ucraini e migranti provenienti dalle rotte del Mediterraneo e dei Balcani», osserva Orsi.

I numeri del Sistema di Accoglienza e Integrazione Sai sono pubblici e quindi verificabili. Nei due progetti dell’Alto Vicentino, che mettono assieme circa una ventina di comuni con capofila Santorso e Marano Vicentino, ci sono 123 posti finanziati con circa 100 ospiti effettivi titolari di permessi di soggiorno per protezione internazionale e speciale, alloggiati in appartamenti privati e inseriti in percorsi di insegnamento della lingua italiana, istruzione scolastica, orientamento al lavoro e formazione professionale.
Poi c’è la nuova Tenda di Abramo estesa recentemente anche a nazionalità diverse rispetto agli ucraini per cui era nata nel 2022. Hanno aderito venti comuni, i posti previsti sono 130. «È in corso la ricerca degli alloggi», commenta il sindaco di Santorso, Franco Balzi. Una questione non facile, però, in un mercato immobiliare dove l’offerta di abitazioni private da affittare è ridotta rispetto alla domanda. «Occorre localmente un lavoro molto capillare con il passaparola tra persone. Anche se questo certo non basta per risolvere strutturalmente il problema. Il fenomeno dell’immigrazione non può essere gestito con criteri emergenziali, serve anche una politica sociale locale. Pertanto – prosegue Balzi – stiamo lavorando per mettere in piedi progettazioni innovative strutturate su numeri limitati che mettono assieme i comuni, la Prefettura e la Diocesi con le rappresentanze delle imprese che cercano lavoratori in vari settori, per esempio metalmeccanica, ristorazione, case di riposo, agricoltura».
Anche a Schio si conferma la difficoltà generale di reperimento di alloggi privati: nel territorio comunale ci sarebbero circa mille appartamenti sfitti. Il sindaco Orsi spiega che Schio, che fa parte della rete Sai, non ha invece aderito all’estensione del progetto Tenda di Abramo perché già ospita circa 130 migranti di varia provenienza in progetti di accoglienza diffusa, pari alla soglia del tre per mille della popolazione. «Molto difficilmente ci sarebbero alloggi per numeri extra di migranti. Ma la carenza la stiamo riscontrando anche nelle nostre politiche di sostegno per chiunque stia cercando locazioni, indipendentemente dalla nazionalità. La realtà – nota Orsi – è che le normative sono poco tutelanti nei confronti dei proprietari di case, quindi chi ha un appartamento vuoto preferisce tenerlo sfitto».
Il sindaco di Schio esprime un giudizio positivo sul funzionamento del sistema Sai. Meno positivo invece su accoglienza straordinaria e varie iniziative della Prefettura: «È impossibile scaricare sui territori problemi di gestione e inserimento senza effettivi coordinamento e supporto. Con gli appalti a cooperative di vario genere si delega ad altri, che devono trovare locazioni sul territorio senza riuscire a gestire al meglio. Nell’ultimo bando sono poi stati tolti alcuni corsi di italiano per stranieri. I nostri territori hanno bisogno di persone attive e integrate: ma come si può fare integrazione senza l’essenziale insegnamento della lingua?».

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