Non è passata sotto traccia la notizia della querela per diffamazione mossa dalla Regione Veneto contro il noto virologo Andrea Crisanti, artefice del ‘modello veneto’ e allontanato in seguito dai riflettori di Palazzo Ferro Fini dal governatore Luca Zaia.

Sotto i riflettori lo studio sui tamponi rapidi e la puntata di Report sul‘Giallo veneto’, che ha messo in luce alcune ‘ombre’ relative alla seconda ondata.

Immediata, nei confronti del direttore della Microbiologia di Padova, è scattata la solidarietà del Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica, i cui membri hanno voluto esprimere vicinanza al virologo, esprimendo dissenso per la querela.

“Il Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica esprime la sua piena solidarietà, personale e istituzionale, al professor Andrea Crisanti, riconoscendogli il ruolo fondamentale svolto fin dal primo momento e continuativamente nella lotta alla pandemia. Non solo con la dimostrazione dell’importanza dei soggetti non sintomatici e con altre osservazioni originali pubblicate su prestigiose riviste internazionali, ma anche con la segnalazione dei rischi di un uso improprio dei tamponi rapidi. E’ inaccettabile che chi lavora al servizio della scienza possa essere oggetto di minacce e denunce a causa dei risultati dei propri studi”.

Il Comitato ha sottolineato: “La trasmissione Report di lunedì 26 aprile su Rai3 ha mostrato le gravi criticità della seconda ondata della pandemia in Veneto per numero di contagi, ricoveri e, soprattutto, decessi da Covid-19, in forte contrasto con quanto accaduto nel corso della prima ondata. Nei mesi di novembre e dicembre, il pervicace mantenimento della Zona Gialla malgrado la situazione pandemica fuori controllo, ha creato le condizioni di quella che CoVeSaP ha definito “l’Anomalia veneta”. A nulla sono serviti i numerosi allarmi e gli esposti alla magistratura di CoVeSaP e di altri autorevoli soggetti che chiedevano misure più restrittive urgenti. Le testimonianze di scienziati, operatori sanitari e cittadini costituiscono l’evidenza per capire le cause della tragedia: la permanenza in Zona Gialla prima di tutto, basata sulla dichiarazione, da parte della Regione, di un numero gonfiato di posti letto di terapia intensiva disponibili, ma anche il tracciamento inefficace o inesistente e l’uso improprio dei tamponi rapidi (antigenici di prima e seconda generazione) nelle RSA, nei pronto soccorso e nel personale sanitario. Questi, secondo CoVeSaP, sono i fattori che hanno contribuito maggiormente all’esplosione di contagi, ricoveri e decessi (stimati in almeno 2.000 oltre gli attesi, sulla base dell’incidenza media nazionale dei decessi per settimana riportata sul sito della Protezione Civile per il periodo dal 1° dicembre 2020 al 1° marzo 2021). Di fronte a questo contesto CoVeSaP condanna le accuse e la denuncia per diffamazione rivolte da Azienda Zero al professor Crisanti che per primo, a fine ottobre, quando l’esplosione dei contagi non era ancora iniziata, aveva comunicato tempestivamente all’Azienda Ospedale-Università e alla Regione i risultati preliminari delle analisi comparative tra tamponi rapidi e molecolari, che documentavano la scarsa affidabilità (70%) dei rapidi, e i rischi derivanti da un loro uso generalizzato. Lo studio, retrospettivo osservazionale ed indipendente, è stato effettuato in collaborazione con altri ricercatori dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, approvato dal Comitato Etico e inviato per pubblicazione ad un’importante rivista internazionale. CoVeSaP incoraggia dunque il professor Crisanti a resistere alle intimidazioni, continuando a svolgere il suo ruolo di scienziato indipendente e rigoroso. E con lui incoraggiamo a resistere e sosteniamo anche tutti i ricercatori e i sanitari impegnati nella lotta alla pandemia e nella difesa e crescita della sanità pubblica”.

di Redazione Altovicentinonline

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