Appuntamento con la storia domenica 14 maggio alle 10.30 al Villaggio Pasubio di Schio.
Dopo 73 anni si commemorano i cittadini scledensi antifascisti deportati in Germania e morti nei duri lager nazisti. Solo uno di loro fece ritorno a Schio, sei mesi più tardi.
Tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre del 1944 ci fu a Schio una vasta retata di partigiani territoriali, del Battaglione Fratelli Bandiera, a opera di forze congiunte nazifasciste. La retata fu possibile grazie all’elenco dei sospetti antifascisti redatto dall’Ufficio politico investigativo della Gnr scledense e alla poderosa e capillare rete di informatori che la direzione del fascio repubblicano aveva intessuto in città.
I partigiani subirono durissimi interrogatori, al termine dei quali, il 21 dicembre 1944 scattò la decisione di deportarli nei campi di concentramento del Terzo Reich assieme ad altri antifascisti vicentini. Gli scledensi deportati in quell’operazione furono 14: Andrea Azzolini, Giovanni Bortoloso, Andrea Bozzo, Livio Cracco, Italo Galvan, Pierfranco Pozzer, Antonio Rampon, Anselmo Thiella, Vittorio Tradigo, Giuseppe Vidale, Andrea Zanon, Bruno Zordan, Antonio Zucchi, e William Pierdicchi. Il camion che da Vicenza li trasportò sostò per una riparazione all’altezza del Villaggio Pasubio di Schio. I prigionieri furono fatti scendere ed allineati contro il muro di cinta sotto la minaccia delle armi. Alcuni familiari, fortuitamente avvisati dell’accaduto, si precipitarono sul luogo nella speranza di poter riabbracciare i propri cari e consegnare loro alcuni generi di conforto, ma furono tenuti a debita distanza dai militi fascisti con la minaccia di “fare la stessa fine”. In quel luogo la pietà degli abitanti del Villaggio Pasubio eresse una lapide a loro ricordo, tuttora ben mantenuta, da cui manca tuttavia il nome di Antonio Rampon, commesso fruttivendolo presso il negozio Bettio. Soltanto William Pierdicchi, unico sopravvissuto, fece ritorno a Schio il 27 giugno 1945.
