Benissimo la riconciliazione sull’Eccidio di Schio, ma i fatti vanno ricordati. Per questo motivo, per spiegare come si sono svolti i fatti e sottolineare l’importanza del patto di concordia civica siglato nel 2005 e rinnovato ogni anno, il Gruppo Destra Sociale Alto Vicentino chiede al sindaco Valter Orsi che il 7 luglio, insieme alla deposizione dei fiori, davanti alle ex carceri, sia posta una lapide ad imperitura memoria.

Nella notte tra il 6 e il 7 luglio, a due mesi dalla fine del secondo conflitto mondiale, un gruppo di partigiani armati fece irruzione nell’edificio che all’epoca erano le carceri mandamentali. Lì sterminarono cinquantaquattro persone, delle quali quattordici erano donne e sette minorenni, accusati di appartenere alla frangia fascista.

“Dopo la messa in memoria delle cinquantaquattro vittime dell’eccidio, chiediamo che il sindaco compia un atto di coraggio – hanno spiegato dal gruppo promotore – Rigettiamo al mittente gli appelli deliranti e anacronistici dei rappresentanti dell’Anpi che contribuiscono ad esasperare gli animi invece di rasserenarli, invece al Sindaco chiediamo di fare un passo avanti verso la pacificazione, un passo coraggioso come lui ha dimostrato di essere in svariate occasioni. Concretizzi l’idea proposta dal comitato che da qualche anno promuove la sera del 7 di luglio, dopo la messa, la breve cerimonia alle ex carceri: il comune si attivi per posare una lapide all’esterno dell’edificio a fianco del portone da dove entrarono i partigiani. Una lapide che metta fine all’equivoco di quella posata ai tempi del sindaco Giuseppe Berlato Sella e che Orsi stesso da consigliere comunale criticò aspramente, una lapide insomma, che spieghi ai posteri e ai tanti giovani che frequentano quel luogo, quanto accadde all’interno di quelle stanze e chi furono materialmente gli esecutori dell’eccidio”.

E perché non ci siano dubbi sul contenuto della lapide, è proprio il Gruppo Destra Sociale Alto Vicentino a dare indicazioni sulle parole da immortalare: “Nel 72esimo anniversario. Nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 1945, a due mesi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di partigiani comunisti entrò all’interno di questo edificio, un tempo carceri mandamentali della Città di Schio, uccidendo 54 persone tra cui 14 donne e 7 minorenni. A perenne memoria delle vittime trucidate dal piombo partigiano a guerra ampiamente finita, la Città di Schio pose”.

A.B.

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