La prima pietra del cimitero austroungarico, sul monte Ciove, è stata posata e ora prende ufficialmente il via il restauro.
Domenica scorsa, all’Ara commemorativa A.N.C.R. di passo Campedello sul monte Novegno, la cerimonia di inaugurazione dei lavori alla presenza di autorità civili, militari e religiose, la benedizione ed il ‘la’ per cominciare l’opera di recupero di una piccola porzione di terra che rappresenta una grande parte di storia.
L’Associazione Fortemaso, con la collaborazione del Comune di Schio, ha iniziato di fatto i lavori di recupero e restauro del piccolo cimitero austro-ungarico sul Monte Ciove, con i volontari dell’associazione che sistemeranno il muro perimetrale, livelleranno il terreno e delimiteranno il tutto con uno steccato in legno, verrà infine posizionata una tabella in acciaio a perenne ricordo di chi li fu sepolto.
Il cimitero fu costruito dai soldati italiani per dare sepoltura ai resti dei Kaiserjager caduti nella primavera del 1916 e rimasti abbandonati fino al 1918. Furono predisposte allo scopo delle casse in legno nelle quali potevano essere raccolte le ossa di cinque soldati, vennero così sepolte nel settembre 1918.
Il ritrovamento di una targa metallica fermata con dei chiodi su una di queste casse portò alla luce anni fa il cimitero dimenticato. La data riportava 23/9/18 ed esattamente 100 anni dopo c’è stata la cerimonia della posa della prima pietra del recupero, come più volte ricordato dal padre Rodolfo. Il parroco ha voluto ricordare alcuni momenti tragici succedutasi nel breve periodo di 15 giorni ma che furono di una asprezza indicibile senza adeguate protezioni e sotto dei terribili bombardamenti che lasciarono sul terreno moltissime giovani vittime.
La prima linea fu così combattuta da lasciare sul campo solo vittime e feriti, lo testimonia il fatto che non furono fatti prigionieri né da una parte che dall’altra.
Il sindaco di Schio Valter Orsi, intervenuto nei saluti iniziali, ha voluto sottolineare l’importanza dell’evento, ricordando che onorare chi ha dato la propria vita per servire il proprio paese, sia da una parte che dall’altra, è l’atto più alto di un essere umano nel compimento del proprio dovere, ricordare chi era dall’altra parte finalizza gli ideali dei popoli europei, nel periodo di pace di altre settant’anni, mai conosciuto fin d’ora.
Mario Eichta, in rappresentanza della Croce Nera dell’Alta Austria, si è soffermato nel dare importanza alla gestione dei cimiteri militari di tutto il fronte europeo, riconoscendo all’Associazione Fortemaso nel portare alla luce e sistemare il cimitero del Ciove, la gratitudine del sodalizio austriaco.
Padre Rodolfo, nel benedire la corona d’alloro deposta in onore di tutti i caduti nelle note del silenzio sul cippo commemorativo dell’Ara, ha nuovamente affermato che l’evento doveva considerarsi una celebrazione vera e propria avendo tutti i crismi della solennità sia religiosa che civile.
Marco Brunello, presidente dell’Associazione Fortemaso, si è soffermato sull’importanza nel registrare anche questo piccolo cimitero dimenticato come luogo di deposizione dei caduti, il fatto che furono coloro che combattevano contro a darne l’eterno riposo, fu un gesto ancora più nobile.
Il direttore del Museo della Terza Armata di Padova Ten. Col. Massimo Beccati in rappresentanza del Generale A. Sperotto ha ringraziato i presenti avendo raccolto l’opportunità di conoscere questi luoghi di aspri combattimenti, e nel ricevere come dono la riproduzione della targa metallica (fedele riproduzione dell’originale) ha dichiarato che troverà una giusta collocazione nel museo da lui diretto.
Assente alla cerimonia il governatore del Veneto Luca Zaia, che però ha inviare una lettera: “Commemorare i caduti è una parte fondamentale del nostro bagaglio storico e rappresenta un monito alle future generazioni sugli errori e sulle tragiche conseguenze degli eventi bellici – ha sottolineato il presidente della Regione – È giusto, quindi, ricordare tutte le vittime di guerra, senza distinzione di bandiera o di divisa. Un soldato è una persona che ha combattuto lealmente per il proprio paese, anche a costo della vita. Rivolgo, pertanto, il mio sincero plauso per la progettualità, l’impegno e la dedizione profuse dall’amministrazione comunale e dai volontari nel pianificare gli interventi che renderanno possibile il restauro”.
Anna Bianchini