Torna nell’Alto Vicentino la protesta per la salvaguardia della Sanità locale. Fari puntati sul Centro di Salute Mentale di Schio, chiuso dall’estate 2019 e mai più riaperto, nonostante la Regione avesse assicurato il sindaco Valter Orsi che avrebbe ripreso regolare attività entro la fine dell’anno scorso.

Ad organizzarlo, ancora una volta, il Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino che fissa l’appuntamento per giovedì 2 luglio alle ore 18, dove ha organizzato un sit-in di fronte al Duomo di Schio, nel rispetto delle norme di sicurezza.

“Riaprire il Centro di Salute Mentale di Schio è una priorità – spiegano dal comitato – La salute e il benessere mentale sono fondamentali per la qualità della vita e la produttività degli individui, delle famiglie e delle comunità. Anche nella Regione Veneto negli ultimi anni è aumentato il disagio, ma purtroppo, a fronte di ciò, la risposta pubblica si mostra carente e inadeguata. Secondo la normativa, la presa in carico delle persone con malattia mentale è effettuata dal Dipartimento di Salute Mentale, attraverso il servizio ospedaliero di diagnosi e cura ed i Centri di Salute Mentale (CSM) territoriali. Siamo tutti portati a pensare che sia l’ospedale il punto principale di riferimento, invece è proprio il CSM a svolgere la parte preponderante, occupandosi non solo della cura, ma anche della riabilitazione e dell’inserimento sociale. È il Centro di Salute Mentale ad accogliere la persona, a valutarne i bisogni, a progettare per lei gli interventi più adatti, avvalendosi anche delle strutture convenzionate (centri diurni, comunità alloggio), a seguirla per tutto il tempo necessario, anche tutta la vita, se dovesse servire. La persona rimane difatti nel suo contesto di vita, ed è lì che viene aiutata a superare o a convivere con le proprie difficoltà. Un servizio di questo tipo è fondamentale per gli equilibri di un territorio, perché è necessario agire tempestivamente e con estrema competenza. Per questi motivi appare del tutto incongrua, nonché pericolosa, la situazione che si è creata nel Distretto Alto Vicentino dell’azienda Pedemontana, dove il CSM ha subito una pesante riduzione nei suoi organici, tanto da chiudere la sede di Schio, lasciando sguarnito un territorio ampio e popoloso, che comprende anche i Comuni limitrofi. Chiuso a Luglio del 2019, nonostante le promesse di riapertura, nonostante le conclamate difficoltà dell’utenza ad accedere al servizio di Thiene, a tutt’oggi la situazione sembra senza alcuna soluzione”.

A oggi, la mancanza di medici è la risposta che viene data per giustificare la chiusura del CSM. “Una risposta inaccettabile, perché spetta a chi governa il sistema rimuovere le cause che impediscono l’arrivo di nuovi medici, o fanno andar via quelli che lavorano qui – concludono dal comitato – Il CSM, inoltre, non è carente solo di medici, ma anche di psicologi, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori e altro: tutte figure presenti sul mercato e che potrebbero invece degnamente contribuire alla qualità del servizio. Chiediamo pertanto che vengano svolte rapidamente tutte le azioni per rendere nuovamente operativo il CSM nella sede di Schio, con tutte le competenze ricoperte in passato. La cura psichiatrica non si effettua solo con le visite specialistiche e la farmacologia, ma con un insieme di interventi che si occupano della globalità della persona. Per questo motivo, ad un anno dalla chiusura, abbiamo deciso di scendere in piazza. Senza il CSM la legge Basaglia viene proclamata e insieme negata. Un territorio come quello di Schio e dei comuni limitrofi non può restare per un anno senza un servizio così indispensabile”.

A.B.

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