I servizi sociali della ex Ulss 4 saranno livellati a quelli della Ulss 3 bassanese.
Arriva la prima tegola per i 32 comuni dell’Alto Vicentino, da sempre giustamente orgogliosi della loro eccellenza in campo sociale, che la vedranno ‘adattarsi’ al modello di Bassano perchè “costa di meno”. E arriva anche un richiamo ai sindaci del territorio, che “non devono avere paura di pretendere la loro eccellenza e devono aprire gli occhi perchè finora non hanno capito le conseguenze di questa riforma sanitaria”.
A confermare quello che era nell’aria da tempo, ma che tutti speravano fosse solo falso allarmismo, è Stefano Fracasso, presidente del gruppo consiliare Pd in Regione Veneto, che ieri durante un incontro pubblico organizzato a Palazzo Toaldi Capra, ha fornito alcune spiegazioni tecniche (e politiche) di come cambierà la sanità locale dopo l’accorpamento delle Ulss e la riforma regionale.
“Si sta realizzando quello che temevamo – ha spiegato Fracasso – Abbiamo giocato tutti jolly per rallentare la riforma sanitaria in regione, ma alla fine è stata approvata”.
Con tutti i pro e i contro della questione. Pro, che si traducono in risparmio per le casse regionale. Contro, che secondo Fracasso sono dati da tutti quei tagli che, se anche ora non si vedono, di stanno delineando piano piano.
“Il bello delle Ulss venete è che avevano la ‘squadra corta’ – ha spiegato Fracasso – Cioè c’è sempre stato uno strettissimo rapporto tra il territorio e la dirigenza della Ulss. Ora non è più così, perché quello che prima era un modello orizzontale, ora si è trasformato in un modello verticale”.
E su questo non ci piove. Perché se prima le Ulss erano 21, ognuna con una sua conferenza dei Sindaci e un suo dg che aveva poteri decisionali non sempre subordinati alle decisioni di Venezia, ora la faccenda è ben diversa.
Ora c’è l’Azienda 0, nata per garantire a Venezia ill monopolio totale su tutto che ruota intorno e dentro al mondo della Sanità veneta. “Solo grazie ai nostri interventi l’azienda 0 è stata ridimensionata – ha commentato Fracasso – Ma la regione accentra tutte le decisioni e le conferenze dei sindaci ora coprono aree troppo vaste. Non si può pensare di mettere d’accordo 150 sindaci che hanno problematiche diverse”.
Che la riforma della Sanità veneta avesse una portata dirompente, nel bene o nel male, l’opposizione lo aveva capito. Fin da subito infatti, in molti hanno puntato i piedi contro la giunta di Luca Zaia, per tentare di ridimensionare l’esito di una legge approvata per modificare la governance di quello che rappresenta il 75% del bilancio regionale. “Non è tutto sbagliato in questa riforma – ha spiegato Fracasso – Ma se all’inizio era nata solo per ridisegnare i confini delle Ulss, da subito è stato chiaro che il proposito iniziale si sarebbe tradotto in un cambiamento sostanziale della Sanità locale”. La preoccupazione principale del consigliere regionale, riguarda in particolar modo i servizi socio-sanitari. “Chi decide che cosa? – ha commentato Fracasso – Fino a poco tempo fa il successo era garantito dal rapporto stretto tra chi gestisce e il territorio. Ora non potrà più essere così, questo modello è stato fatto saltare e c’è un modello verticale, dove conta principalmente il risparmio economico. Il governo non è più nei territori ma a Venezia e di questo i sindaci non se ne sono nemmeno accorti. Ora è fondamentale lottare per riconquistare il governo territoriale nel sistema socio-sanitario. La medicina del territorio, cioè tutta quella parte di sanità che cura i non- acuti, funziona se ci sono i servizi nel territorio. Ma se questi non ci sono i malati dove vanno? I sindaci non hanno capito la portata di questa riforma. Ora, chi difende chi non ha voce? I disabili, malati di mente, psichiatrici e altro, devono essere curati nel territorio. Non si può pensare, come diceva un assessore anni fa, di dare soldi alle famiglie e lasciare che si arrangino, perché questo sarebbe dannoso per il malato o il disabile, che in molti casi potrebbe non venire tutelato o curato. Sono i sindaci che devono difendere i servizi sociali nel loro territorio. Ora serve protagonismo dei territori e delle comunità. La governance della sanità deve rimanere nei territori, non si può accettare che venga demandata a Venezia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Luigi Dal Sasso, presidente regionale della Confederazione Nazionale Medici Ospedalieri, che non vede pericoli per l’ospedale di Santorso, ma chiede ai sindaci di non farsi prendere ancora per il naso e di pretendere un ruolo decisionale nei territori.
“La Ulss 4 è un modello che ha fatto scuola in tutta Italia – ha commentato Dal Sasso – In confronto Bassano è ai tempi dell’arca di Noè, per cui i sindaci non devono avere paura di puntare i piedi. Devono pretendere che il loro modello venga esportato, non ridimensionato. Sono loro i responsabili del decadimento del loro territorio. Finora si sono persi nelle piccole cose e non si sono accorti che il territorio si sta svuotando da tempo”. Incompetenza, è l’accusa neanche tanto velata di Dal Sasso, che chiede di smettere di fare populismo per colpire i cittadini e invita a dedicarsi ai problemi veri. Non conoscenza delle leggi (che impedirebbero la cancellazione dei primariati dall’ospedale e la sostituzione con dei ‘facenti funzione’, come annunciato invece dal dg Giorgio Roberti) e soprattutto politica che manca di coraggio. “Prima di temere lo svuotamento dell’ospedale fate i conti – ha tuonato Dal Sasso – Ma secondo voi si può chiudere Santorso? Pensate che Bassano sia in grado di accogliere l’utenza dell’Alto Vicentino? Bassano non potrà mai fare quello che sta facendo Santorso, per una persona che ha un minimo di competenza, è un concetto chiarissimo”. I relatori hanno poi richiamato alla memoria storica per spiegare l’importanza dei servizi territoriali nel mondo della malattia cronica e della disabilità. “Nella ex Ulss 4 sono stati chiusi Malo, il Nordera e un altro istituto e le famiglie si sono dovute arrangiare. Non si può permettere che succeda ancora”.
E per richiamare la responsabilità dei sindici sulla vigilanza del territorio è sceso in campo valter Orsi, sindaco di Schio, che dopo aver saputo quanto era stato detto all’incontro organizzato dal Pd, ha detto: “Se c’è una preoccupazione condivisa che è quella di monitorare l’andamento dei servizi post ospedalieri, c’è anche una risposta che il nostro consiglio comunale ha dato in questi giorni approvando la costituzione di un’apposita commissione consiliare di studio e ricerca che abbia l’obiettivo di vigilare sulla qualità dei servizi socio sanitari a seguito della riorganizzazione delle Ulss vicentine. Di questa proposta mi sono fatto io stesso portavoce a dimostrazione che da parte mia c’è qualcosa di più che la volontà di collaborazione e di un atteggiamento propositivo. In conclusione invito tutti a fare uno sforzo per fare massa critica in un lavoro di squadra che vada dritto allo scopo: tutelare i servizi alla cittadinanza del nostro territorio”.
Anna Bianchini