Ogni anno che passa, l’inizio della scuola è sempre più aleatorio e anche quest’anno, una serie di ‘pasticci’, mettono a rischio la partenza delle lezioni.
E’ quanto emerge dalle parole di Elena Donazzan, assessore regionale alle Politiche dell’Istruzione, che ha spiegato: “A poco più di un mese dall’inizio dell’anno scolastico nutro fondati timori che al 13 settembre la scuola veneta non sarà nelle condizioni di assicurare l’avvio regolare delle lezioni e attività, a causa di vecchi e nuovi problemi che si sono affacciati in questa estate ‘calda’ sotto tutti i punti di vista”.
L’assessore veneto alla scuola, in vista del rientro in classe di settembre, avvia una disanima dei nodi irrisolti mettendo in fila le difficoltà che renderanno problematica e poco ordinata la ripresa dell’attività scolastica. “All’ormai cronica mancanza di docenti, di personale tecnico-amministrativo, di insegnanti di sostegno e dirigenti scolastici – ha continuato l’assessore – si aggiunge quest’anno l’esito ‘pasticciato’ dell’immissione in ruolo dei vincitori del concorso. Purtroppo sono andate deluse le aspettative per la tanto attesa immissione in ruolo dei docenti precari che attendono, qualcuno di loro da anni, il giusto riconoscimento della loro professionalità e del loro lavoro. Ai vincitori del ‘concorsone’, il governo non ha ancora riconosciuto il posto. Ma allora perché fare un concorso, con dispendio di risorse finanziarie ed umane?”.
Elena Donazzan ha quindi ricordato la proposta fatta in più occasioni da Regione Veneto, di indire concorsi su base territoriale e definire la programmazione al momento delle iscrizioni di febbraio-marzo, e non a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico. Richiesta mai accettata e infatti “anche quest’anno l’inizio delle lezioni sarà aleatorio, quasi non fossero prevedibili per tempo il numero degli studenti in aula e il relativo fabbisogno di docenti. Il ministro in persona – ha spiegato l’assessore – ha annunciato che avrebbe fatto partire con regolarità l’anno scolastico, ma il balletto dei numeri e le procedure per l’immissione in ruolo sono stati inverosimili. Comprendo il disagio dei dirigenti amministrativi che si sono visti arrivare il 27 luglio l’indicazione di procedere all’immissione in ruolo entro il 5 agosto: pochi giorni di fuoco per chiamare all’appello, nei modo più svariati, gli speranzosi precari delle graduatorie ad esaurimento (GAE), alcuni di essi anche vincitori di concorso. In alcuni casi, come a Vicenza, gli aspiranti al ruolo sono stati lasciati sotto il sole, per ore, di fronte all’ex Provveditorato. Alcuni candidati provenienti dalle regioni del Sud si sono accollati spese ed aspettative oltre le loro possibilità di precari, in vista dell’agognato posto, costretti ad una vana trasferta a causa di informazioni sbagliate del ministero sulla quantificazione dei posti disponibili per il Veneto. Ma è dignità costringere ad un inutile e costoso viaggio docenti precari che nei mesi estivi percepiscono un assegno inferiore alla pensione sociale? Simili procedure, umilianti e disorientanti, non cozzano forse con le promesse governative di tornare a investire nell’educazione per risollevare una nazione e nel ripristino del rispetto e della stima per la classe docente?”
Unico modo per superare le problematiche, pare essere l’autonomia della Regione Veneto. “Crediamo molto nel referendum di ottobre – ha sottolineato Elena Donazzan – Sono assessore alla Scuola di lungo scorso e sono fermamente convinta che programmazione e concorsi su base territoriale potranno evitare ‘giostre’ umilianti e cattedre scoperte sino a Natale, se non oltre. In Veneto sosteniamo con convinzione il ruolo della scuola nella formazione della società e crediamo nella nostra buona capacità organizzativa e programmatoria. Senza arrivare alle degenerazioni della scuola di Bolzano (che sta assumendo solo docenti di lingua tedesca, con una evidente discriminazione) – ha concluso l’assessore – vorremmo attuare il ‘nostro’ modello organizzativo, incentrato su tre capisaldi: il riconoscimento dei titoli; la stabilità quinquennale nell’accettazione del posto; e, infine, la verifica della capacità di insegnamento dei docenti, perché una cosa è il titolo di studio e un’altra è la capacità di trasmettere conoscenze e saperi”.