Consumare cibi di stagione, per mangiare sano e risparmiare.

“Dobbiamo imprimere nella nostra testa il concetto di fare la spesa e consumare cibi di stagione. Non farlo significa contribuire all’aumento dell’inquinamento, quindi remare sostanzialmente contro la sostenibilità delle produzioni e, soprattutto, incrementare significativamente la spesa alimentare”. Lo sostengono Martino Cerantola e Roberto Palù, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Vicenza che considerano “inconcepibile acquistare prodotti a caro prezzo, quando il territorio ci offre cibi straordinari ogni stagione”.

Il tutto deriva dall’analisi del costo dei carburanti, il cui aumento  pesa notevolmente sui costi della logistica e sul prezzo finale di vendita dei prodotti, specie nel nostro Paese, dove l’88 per cento dei trasporti commerciali avviene su gomma. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti nel commentare l’aumento dell’11,4% annuo del prezzo del gasolio, che ha raggiunto 1,531 euro al litro dopo aver toccato, a settembre, la quotazione mensile massima dal 2015. Un andamento analogo a quello della benzina, che ha toccato in modalità self service i 1,652 euro al litro, dopo aver raggiunto, a settembre, il record del quadriennio. “A subire gli effetti del caro benzina sono gli alimentari con ogni pasto, che – sottolineano Cerantola e Palù – percorre in media quasi duemila chilometri prima di giungere sulle tavole. L’aumento medio dei prezzi alimentari, infatti, è risultato superiore del 27% rispetto alla media dell’inflazione, pari a 1,5% a settembre secondo l’Istat”. Si tratta del risultato dell’andamento dei prezzi del petrolio spinti dalle tensioni internazionali, a partire dalle difficili relazioni tra Stat Uniti ed Iran, che rappresenta una minaccia anche per la ripresa della crescita in Italia. “Gli effetti dei costi energetici pesano sui conti delle famiglie, ma anche delle imprese e rende più onerosa la produzione. L’aumento della spesa energetica ha un doppio effetto negativo – concludono Cerantola e Palù – in quanto riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare con l’arrivo dell’autunno. Il costo dell’energia si riflette, infatti, in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole, ma anche la trasformazione e distribuzione. Nelle campagne, oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, il caro petrolio colpisce soprattutto le attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali”.

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