Dopo le scottanti anticipazioni, che faranno correre in edicola i curiosi, per capire una volta per tutte cosa non abbia ad un certo punto funzionato tra Crisanti e Zaia, scende in campo il top manager Luciano Flor. E’ terremoto dopo le indiscrezioni della nota rivista nazionale ‘L’Espresso’, che farebbe luce sulla presa di posizione di Crisanti, che giudicando inattendibili i tamponi rapidi , sollecitava all’uso dei molecolari. Qualcosa che secondo uno studio di cui adesso Flor nega l’esistenza, avrebbe fatto la differenza nella diagnosi dei positivi. Non è infatti un mistero che Andrea Crisanti abbia puntato il proprio indice contro Zaia per l’uso dei test rapidi specie all’interno delle Rsa, dove vive la popolazione più fragile, con la perdita di numeri preziosi di persone affette da coronavirus.
Secondo Crisanti, questi screening utilizzati dalla Regione Veneto, non sono efficaci veramente ma nel sostenere questa tesi, secondo L’Espresso, l’autore della studio di Vò sarebbe stato screditato da due primari che sarebbero stati manovrati dalla politica.
Nel numero della rivista che uscirà domani, domenica 10 gennaio, si potranno leggere i retroscena di una vicenda che ha fatto scalpore in Veneto, con una vera e propria discriminazione di Andrea Crisanti che, da salvatore della Regione nella prima ondata, è letteralmente sparito dopo l’estate. Lo staff di Crisanti avrebbe reso noto che era pericoloso affidarsi ai test rapidi, perchè non basarsi sui molecolari significava lasciare in circolazione chi poteva diffondere ulteriormente il virus. Il colpo di scena arriva quando, su un giornale veneto, salta fuori una lettera interna all’ospedale di Padova, indirizzata all’allora direttore Luciano Flor, dove i primari del pronto soccorso e delle malattie infettive, rispettivamente Vito Cianci e Anna Maria Cattelan, scrivono come per prendere le distanze dallo studio che riguarda i limiti dei test rapidi. I due professionisti dichiarano inoltre di non essere mai stati contattati da Crisanti.
Oggi la presa di posizione ufficiale di Flor, che nel frattempo è diventato il top manager di Azienda Zero e la negazione, da parte del numero uno della Sanità del Veneto, dell’esistenza stessa dello studio di Crisanti. L’articolo de L’Espresso farebbe luce sulla lettera dei due primari che sarebbe stata utilizzata per screditare Crisanti, ma dietro la quale ci sarebbero forti pressioni dalle alte sfere della politica.
Sarà curioso leggere su L’Espresso la ricostruzione di una vicenda sulla quale Zaia ha sempre preferito non esprimersi, dichiarandosi dispiaciuto per le dichiarazioni fatte in questi mesi da Crisanti. L’Espresso tira in ballo un maxi appalto da 148 milioni di euro per una fornitura di test rapidi per 7 regioni italiane e di cui il Veneto sarebbe capofila.
“Lo studio del dottor Andrea Crisanti non esiste – spiega Flor – Io stesso chiesi formalmente, per iscritto, al professor Crisanti di consegnarmelo. Per tutta risposta ricevetti una nota che non mi sento proprio di qualificare alla stregua di uno studio scientifico. Su questo tema non solo non ho conoscenza di uno studio pubblicato o reso pubblico, ma nemmeno della stessa richiesta a condurre lo studio. Non mi risulta inoltre nessun parere del comitato etico su questo studio fantasma. E nemmeno un finanziamento a condurre la ricerca. I due medici citati dall’articolo dell’Espresso, a suo tempo precisarono di non aver partecipato a nessuno studio. E la successiva nota, citata dal settimanale, era per chiarire che l’attività cui avevano partecipato consisteva in attività clinica di routine e non uno studio scientifico. Ovvio che mi riservo ogni azione a tutela della correttezza dell’operato dell’Azienda Ospedaliera. Se il professor Crisanti nottetempo avesse nel frattempo elaborato tale studio, saremo lieti di poterlo esaminare e commentare”.
di Redazione Altovicentinonline