Sull’ex discarica comunale di Thiene in località ‘Quattro Strade, ora in mano ad Alto Vicentino Ambiente per i lavori di chiusura, sono puntati gli occhi di Arpav che, già nel febbraio del 2024, segnalò ‘superamenti generici’ dei limiti di contaminazione nelle acque sotterranee già nel febbraio 2024. Nelle pieghe del dossier ambientale di Arpav, dello scorso 12 novembre, trova spazio l’ex discarica che l’agenzia ha monitorato tra il 2016 e il 2024, considerandolo ‘potenzialmente inquinato’, precisando comunque che a poche centinaia di metri ‘i tenori nelle acque sotterranee rientrano sotto i limiti di soglia’. Ora, un anno dopo, Arpav torna a chiedere monitoraggi serrati e nuovi obblighi.
Ex discarica delle Quattro Strade: proroga ‘vigilata’
Nel momento storico in cui l’Alto Vicentino è alla prese con la contaminazione da Pfba, relativa alla terra scavata nei cantieri della Pedemontana e portata in venti discariche, lo scorso 14 novembre Arpav ha chiesto aggiornamenti urgenti in merito all’ex discarica di Thiene. Ma la vicenda parte da lontano. Nel febbraio del 2024, quando Arpav segnalò il superamento di ‘valori generici’ dei limiti di contaminazione. Da lì, il via ad una serie di conferenze di servizi, arrivando all’ultima dello scorso 28 novembre, dove sono stati chiamati tutti: Regione Veneto, Provincia, Ulss 7, Viacqua, Arpav e Alto Vicentino Ambiente, la società incaricata dal Comune di Thiene della fase finale di chiusura della discarica.

Già nel corso del penultimo tavolo tecnico, dello scorso gennaio, venne stabilito che Alto Vicentino Ambiente doveva ampliare la rete di monitoraggio con due nuovi pozzi, P5 e P6, da aggiungersi all’esistente TH24 usato tra il 2016 e il 2024. I due nuovi punti piezometrici dovevano essere utili per capire cosa stesse accadendo sotto la terra di Thiene. Cosa che, stando alle carte, non sarebbe stato fatto. Lo scorso ottobre, Alto Vicentino Ambiente e Comune di Thiene chiedono alla Provincia una proroga di due anni per chiudere i lavori della discarica. La risposta è arrivata, ma più che dimezzata: soli 6 mesi, da gennaio a giugno 2026, e sotto stretto controllo.
Monitoraggi serrati e nuovi obblighi
E’ in questo frangente che è tornata ad inserirsi Arpav, chiedendo lumi sul monitoraggio della vecchia discarica comunale. Da qui la convocazione della conferenza di servizi dello scorso 28 novembre, dove Comune, Provincia, Ulss Viacqua e AVA hanno messo nero su bianco nuovi obblighi: monitoraggi mensili da gennaio a giugno 2026 dei pozzi, report intermedio a marzo, comunicazione immediata in caso di dati anomali e condivisione completa con ulss. Ma non solo. Arpav chiede il ‘prelievo in contradditorio’ che dovrà essere stabilito con 10 giorni di preavviso. Su tutti i pozzi, compresi anche i 2 già chiesti ad inizio anno. Solo rispettando queste condizioni la Provincia concederà i 6 mesi di proroga, ben diversi dai 2 anni richiesti.
L’altro capitolo dell’Alto Vicentino, la contaminazione dai cantieri della Pedemontana
La vicenda dell’ex discarica di Thiene si inserisce nel quadro più ampio dell’Alto Vicentino, scosso dall’inchiesta della Procura di Vicenza sulla contaminazione da Pfba legata ai cantieri della Pedemontana Veneta. A ottobre sono stati iscritti 12 indagati: manager del Consorzio SIS, amministratori della Pedemontana S.p.A. e tecnici di cantiere. Le accuse: inquinamento ambientale e mancata bonifica. Nel calcestruzzo delle gallerie sarebbe stato utilizzato un accelerante con Pfba oltre i limiti consentiti, con ricadute su acque superficiali e sotterranee. Il terreno escavato è stato depositato in 20 cave e discariche, tra cui la ‘Vianelle’, nei Comuni di Marano Vicentino e Thiene, dove Arpav ha verificato la presenza di Pfba.

Pfba Pedemontana. Il dossier Arpav
Datato 12 novembre, riporta numeri chiari: discarica Vianelle, posta a cavallo di Thiene e Marano, vi è presenza confermata di Pfba nelle terre, fino a 750 ng/kg s.s. Le acque di ruscellamento confermano un quadro irregolare e variabile nel tempo. A Thiene, dopo un picco di marzo di 826 ng/lt Pfba e 830 ng/l Pfas, i valori di luglio scendono a 131 ng/l .
Al termine della sua indagine, Arpav conclude:“sostanzialmente emerge un quadro che indica la presenza del parametro Pfba in alcune delle terre oggetto di approfondimento, anche se non in tutte, ma sufficiente per giustificare una correlazione con la contaminazione derivante dalle attività di cantiere delle Gallerie di Malo e Sant’Urbano”. Quindi, il terreno escavato e trasporto dai cantieri della Pedemontana ha inquinato alcuni siti di stoccaggio. Arpav precisa però che, dove le reti di monitoraggio della falda sono presenti, non emergono al momento contaminazioni dirette delle acque sotterranee.
Mesi di silenzio
Il contesto istituzionale apre un capitolo delicato: secondo Arpav, per la vicenda dei Pfba derivanti dai lavori di costruzione della Pedemontana, i Comuni interessati erano stati avvisati già tra il 19 e il 20 maggio. Cinque mesi prima che l’inchiesta della Procura di Vicenza diventasse pubblica. Il punto irrisolto: in quei cinque mesi, cosa è stato fatto? Ma non solo. E’ mancata la trasparenza verso i cittadini? Ma, questione altrettanto interessante, è corretto ad oggi ‘scaricare’ la questione solo ai sindaci? La Regione, che tanto si è data da fare per portarsi a casa la Pedemontana, dove guarda?
Paola Viero
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