Giuseppe Pegoraro è una di quelle persone con le quali, dopo che ci hai parlato, ti metti in discussione.

Un uomo che potrebbe starsene tranquillo a godere i frutti maturati nel corso della vita e invece lo ritrovi a farsi in quattro per gli ultimi della società e alla fine ti chiedi “e io che cosa faccio per aiutare gli altri?”.

Pegoraro si è alzato ieri mattina e davanti a sé ha incontrato un ragazzo ben che dormiva nell’androne di un palazzo. Un giovane come tanti, finito in chissà quale inghippo della vita, una di quelle spirali dalle quali è difficile risalire e a voce alta ha espresso un pensiero: “E se fossi io ad avere bisogno di aiuto?”

Lei è presidente di Casa Insieme a Thiene, ci sono tanti casi ‘difficili’?

Sì, ce ne sono tanti. E’ solo che in cittadine come Thiene non ce lo aspettiamo. Il problema vero è che la gente è incattivita, si sta divulgando una nuova malattia, la mancanza di gioia. Un male che corrode da dentro.

Che cosa significa?

Capita che molte persone sembrano normali, sembrano stare benissimo. Invece non riescono ad essere felici, si incattiviscono e perdono il controllo. Paradossalmente, soffre meno un uomo in carrozzina che sa di non poter andare a fare una gara di corsa. Invece coloro che non si rendono conto di avere un problema, soffrono quando si pongono un obbiettivo che non riescono a raggiungere.

Lei ieri mattina ha vissuto un momento difficile, quando si è trovato davanti un giovane che dormiva in un androne.

E’ stata la fotografia della situazione che stiamo vivendo. Difficoltà a causa della povertà, di mancanza di lavoro, ma anche di incapacità di reagire ai problemi. Chi è conscio della sua disabilità impara a conviverci, chi invece pensa di stare bene ma non sta bene non riesce a conviverci, soffre dentro, si consuma.

Ci può essere una soluzione?

Dobbiamo imparare a dedicare del tempo a noi stessi. Chi sta male o è angosciato, deve trovare il tempo per riuscire a stare tranquillo. Non sono cose banali, è necessario. Purtroppo viviamo sempre di corsa e stiamo creando una società dove è veramente difficile vivere. Oggi manca la serenità.

Lei ha a che fare con molti giovani. Come si possono aiutare?

Intanto bisogna ricordare che i figli sono figli di tutti, in particolar modo quelli che hanno problemi. Pensiamo ai disabili, bisogna predisporre la società per quando saranno senza genitori. Dobbiamo imparare a donarci, non possiamo prestare attenzione agli altri sono quando i problemi sono già in atto.

La sua Casa è un punto di incontro importante per il volontariato e per chi vuole aiutare il prossimo…

E’ solo una start up la nostra, perché poi quando uno inizia a donarsi poi non smette più. Abbiamo circa settanta eventi a settimana. Cerchiamo di raggruppare persone positive che vogliono fare qualcosa per gli altri. Pensi che pochi giorni fa avevamo cinquanta donatori di voce, che leggono libri per i non vedenti. Oggi alle persone mancano la gioia, la serenità, dobbiamo dare loro positività, dobbiamo aiutarli a ricaricare le batterie.

A.B.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia