L’arte di fare il Presepio l’ha imparata da piccino, quando affiancava il papà Sergio in una delle sue più grandi passioni.
Oggi Massimo Maculan il presepio lo fa con i suoi figli, Alessandro e Simone, che da ottobre si mettono al lavoro con il babbo appena torna dal lavoro e tra cartoncini, mattoni, farina e gesso, cominciano a costruire il più tradizionale dei presepi.
Un’abitudine che in casa Maculan non si è mai spenta, che attira tutti i vicini, curiosi di vedere quale sarà la prossima creazione. L’orgoglio del quartiere, dove un tempo ci si sfidava in gare di presepi, mentre oggi si è preso il vizio di fare tutto ‘velocemente’.
Massimo Maculan, il suo ultimo presepio è un capolavoro. Da dove arriva questa passione?
L’ho ereditata da mio padre, che da 5 anni non c’è più. Ad ottobre cominciava a costruire casette, cascatine, a immaginare il paesaggio e trovare il materiale per la capanna. Un lavoro enorme ed una grandissima soddisfazione.
Che lei porta avanti…
Certamente. Difendo questa tradizione di famiglia e la sto tramandando ai miei figli, anche se ora sono ancora piccoli.
Come si costruisce un presepio?
Ci sono molti modi, io faccio il presepio tradizionale italiano. Costruito con i materiali tradizionali e realizzato poi con le nostre mani. 2 mesi mi servono perché venga bene e non ci rinuncerei mai.
Cominciamo dall’inizio.
All’inizio stabilisco lo spazio e costruisco lo base e il cielo. Poi naturalmente inizio dalle costruzioni più lontane, quindi le montagne che fanno da sfondo e piano piano vengo avanti. La capanna col bambin Gesù è la parte centrale. La costruisco ogni volta diversa. Comincio da ottobre ad andare ad acquistare i materiali e poi ogni sera faccio qualcosa.
C’è molto movimento nel suo presepio, l’acqua che scorre, i mulini che girano, le cascate. Ma quanto lavoro c’è?
Parecchio. Poi ci sono le lucine che si accendono e spengono. Ci sono vari motorini che regolano il tutto, ci vuole tempo e passione per montarli e regolarli.
Le casette sono tutte opera sua?
Sì, una per una. Tetto, mura, finestre, tutto. Per avere l’effetto del muro vero, mescolo farina gialla con i colori e la colla. L’effetto è perfetto. Ci sono varie tecniche, io ho elaborato le mie e di anno in anno le perfeziono.
Le statuine?
Le ho acquistate e le acquisto. Poi ne ho anche di gesso, fatte da mio papà.
Ha un laboratorio?
Faccio tutto in cucina, mia moglie mi lascia uno spazio perché asseconda la mia passione e la tradizione di famiglia.
Secondo lei, il presepio oggi ha lo stesso valore che aveva quando lei era bambino?
No, purtroppo no e nemmeno l’albero. Oggi si vedono presepi già finiti, che si montano in 5 minuti. L’albero ha perso la sua funzione, anche quella di riunire la famiglia al momento di farlo. Una volta nei giardini era pieno di alberi, oggi ci sono luminarie. Ci sono le luci del Natale, ma non c’è più il suo spirito e l’immagine tradizionale.
Partecipa a concorsi?
Mi piacerebbe, ma si è persa la tradizione anche dei concorsi di presepi. Quest’anno partecipo ad una gara di foto, ma siamo in pochi. Oggi si punta alla velocità. Per fare un bel presepio, oltre alla passione e alla manualità, serve il tempo.
Che cosa pensano i suoi vicini e gli amici?
Visitare il mio presepio in Ca’ Pajella è una tradizione. Io ne sono orgoglioso e chi vuole è il benvenuto a vederlo.
Anna Bianchini