Mentre lui provava a spiegare, sempre su Facebook, dal palazzo comunale di Thiene lavoravano per toglierli le deleghe. Per Michelusi è venuto a mancare la fiducia verso Alaeddine Kaabouri, dopo le sue parole di solidarietà espresse sui social nei confronti di Hannoun, ritenuto finanziatore di Hamas, che ieri avevano scatenato un vero terremoto mediatico. Il sindaco Michelusi sin da ieri aveva fatto intuire la sua mossa ed ora è ufficiale, con la sua firma sulla revoca delle deleghe alle politiche giovanili, dell’integrazione e agricole.

Non ci sarebbe mai stato alcun contatto tra i due, sindaco e consigliere, né un tentativo di spiegazione o chiarimento. Per il primo cittadino, resta comunque quel rapporto di fiducia che non c’è più.  “Il conferimento di deleghe a un consigliere-dichiara il sindaco  Michelusi-si fonda su un legame di stretta collaborazione e sulla condivisione degli obiettivi programmatici. Quando questa unità di intenti viene a mancare, è mio dovere intervenire con tempestività per tutelare l’efficienza dell’Amministrazione Comunale”. Michelusi, inoltre,  precisa che il provvedimento è da intendersi come un atto gestionale e politico volto a garantire che il lavoro della compagine di governo prosegua senza ambiguità. “Riconosco il pregio del lavoro svolto finora per l’attivazione dello spazio ‘Officina Giovani’ che avrà sicuramente prosieguo-conclude-tuttavia, la priorità oggi è assicurare alla nostra comunità una guida coesa e capace di agire con una visione unitaria”. Le deleghe precedentemente assegnate vanno rispettivamente in materia di Politiche giovanili al Consigliere Comunale Andrea Dal Bianco e di Politiche dell’integrazione all’Assessora Anna Maria Savio. Restano al Sindaco le competenze in materia di Politiche agrarie.

Fuori dai giochi politici del parlamentino thienese, restano le nuove dichiarazione di Kaabouri consegnate anche questa volta ai social :”quando ho scritto quelle parole pensavo ai bambini che non avranno più un futuro”. E parla, di campagna di odio e di minacce verso lui e la sua famiglia.

Il post di Alaeddine Kaabouri
Ecco il testo integrale del post scritto dal consigliere comunale di Thiene. “Non avrei mai immaginato che parole nate dalla coscienza, dal dolore e da un senso profondo di responsabilità potessero esplodere in questo modo. Non pensavo che una presa di posizione, espressa con onestà e senza secondi fini, potesse trasformarsi in una tempesta capace di travolgere tutto…il mio nome, la mia storia, le mie relazioni, persino la sicurezza delle persone che amo. In questi giorni mi fermo spesso a pensare a cosa conta davvero, e ogni volta torno lì…alle immagini che vediamo da mesi, ai numeri che non sono numeri ma vite spezzate. Oltre centomila palestinesi uccisi. Più di ventimila bambini. Bambini che non cresceranno, che non rideranno più, che non avranno un futuro. E altri ancora che restano vivi ma orfani, soli, traumatizzati, condannati a portare per sempre un dolore che nessun tribunale e nessun titolo di giornale potrà mai cancellare. Quando ho scritto quelle parole, pensavo a loro… Pensavo alle macerie, alle madri, ai padri, alle famiglie distrutte. Non pensavo che si potesse arrivare a tanto. Il mio errore è credere che l’umanità fosse ancora un terreno comune, che esprimere solidarietà non fosse diventato un atto sospetto.

“Tanta cattiveria rivolta contro di me e anche la mia famiglia”
Ieri il telefono non ha smesso di squillare. Giornali locali, nazionali, richieste di dichiarazioni, titoli già pronti prima ancora di ascoltare una voce. Non ho risposto a nessuno. Non per arroganza o fuga o perché non avessi nulla da dire, ma perché avevo bisogno di respirare, di capire, di proteggere uno spazio interiore che sentivo sotto attacco. In mezzo a tutto questo, però, sono arrivati anche tantissimi messaggi di solidarietà, di affetto, di persone che mi conoscono davvero. Quelle parole mi hanno tenuto in piedi. Mi hanno ricordato che non sono solo. Fa male, profondamente, leggere tanta cattiveria rivolta contro di me e anche la mia famiglia! Fa male vedere il mio nome accostato a etichette che non mi appartengono, a insinuazioni che cancellano anni di impegno, di dialogo, di lavoro con e per le persone”.

Nessun contatto con il sindaco
Un post lungo, dove il consigliere Kaabouri ne ha anche per il primo cittadino di Thiene, Giampi Michelusi: ” “fa male, soprattutto, constatare che il sindaco abbia scelto di parlare pubblicamente senza nemmeno chiamarmi, senza cercare un confronto umano prima ancora che politico. A oggi, non ho ricevuto una sua telefonata, una domanda, un tentativo di ascolto. Anche questo lascia un segno. Eppure, nonostante tutto, lo so dove sto. So perché ho scritto ciò che ho scritto. La mia coscienza è pulita. Le mie parole sono ancora lì, visibili a chiunque voglia capire per quello che sono, non per come sono state interpretate. Non rinnego nulla, perché quelle parole nascono da un principio semplice e antico…la solidarietà non è un crimine. Credo, con ogni fibra del mio essere, che prendere posizione davanti a un’ingiustizia non sia una colpa, ma una responsabilità. Il silenzio, quello sì, è una scelta. E spesso è la scelta più comoda. Ci sarà una risposta ufficiale, arriverà.

Le minacce e l’odio
“Ma prima sento il bisogno di dire ciò che più mi ha ferito in assoluto: le minacce. Minacce esplicite, violente, indirizzate non solo a me ma alla mia famiglia, alle persone che mi stanno accanto. Frasi come  ‘andiamo a prenderlo a casa’, ‘sappiamo dove abita’, ‘mandiamolo alle doccie’ o richieste e messaggi ai miei familiari o ancora più grave persone che hanno scritto dove lavoro e dove abito! Questo non è dissenso. Questo non è confronto. Questo è odio puro. E l’odio, troppo spesso, ha un volto preciso: il razzismo, la disumanizzazione, la volontà di ridurre l’altro a un nemico da colpire. Vedere tutto questo emergere con tanta facilità è profondamente preoccupante. Per me, ma soprattutto per la società in cui viviamo. Una società che criminalizza la solidarietà e normalizza la violenza verbale è una società che perdendo il senso di sé”.

Nessuna giustificazione, “resto fedele a ciò che sono”
“Scrivo questo post non per giustificarmi, non per cercare pietà, ma per restare fedele a ciò che sono. Perché nonostante tutto continuo a credere che stare dalla parte dell’umanità sia l’unica posizione possibile. E che nessuna campagna d’odio potrà mai cancellare questo. Mai”.

di Redazione AltovicentinOnline

 

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