Quello che fa impressione in questa vicenda è che stiamo parlando di una ventina di ammalati, a cui è stato tagliato il servizio. Un servizio talmente importante che il Comune di Schio non ha perso tempo a riunire la giunta e decidere che tutti i dializzati residenti a Schio abbiano garantito il trasporto perchè se ne farà carico il Comune.
A Thiene non è avvenuta la stessa cosa e l’ex sindaco chiede alla giunta di prendere ad esempio l’amministrazione scledense, in attesa che la Regione riveda la decisione. “Una quota sarà sempre a carico della Regione se il Comune di Thiene deciderà di accollarsi  la spesa, non possiamo lasciare soli i dializzati – ha detto l’ex  sindaco Giovanni Battista Casarotto – . E’ chiaro che tutti devono essere uniti per sollecitare Zaia e l’assessore Lanzarin, ma trovo che il comune di Schio abbia agito bene, facendo quello che andava fatto in favore di questa fascia fragile della popolazione. Non si tratta di una cifra che il Comune di Thiene non può non sopportare, tagli qualche altra spesa e pensi a queste persone, alcune delle quali non hanno parenti o amici, in grado di accompagnarli sempre per le cure”.
La consigliera Dem: “Non lo devono pagare i Comuni, ritorni ad essere a carico della Regione”
Ma tra i consiglieri regionali c’è chi non ha intenzione di mollare la presa.
“Il diritto al trasporto dei pazienti dializzati è stabilito dai LEA ed è parte integrante della terapia, indifferibile e salvavita, della dialisi. La decisione dell’Ulss 7 di togliere la gratuità a tutti i pazienti (garantendola solo per gli allettati), lasciandoli così soli nel farsi carico dei costi di trasferimento tra casa e ospedale, va in netto contrasto con la tutela di questo diritto”. La presa di posizione è della consigliera regionale del Pd Veneto, Chiara Luisetto, che torna sulla questione con la presentazione di una apposita interrogazione dopo aver denunciato la questione sulla stampa.
“Visto che da settimane la situazione è in stallo e non ci sono risposte per i pazienti, ho ritenuto necessario intervenire nuovamente, questa volta con un atto formale. Si tratta di un problema che rimane irrisolto, malgrado nella vicina Ulss 8 sia stata scelta una strada che va a tutelare i pazienti. Il riconoscere, quasi a titolo risarcitorio per il mancato trasporto, un contributo pari ad un quinto del costo benzina per il numero dei chilometri percorsi, non è una soluzione accettabile. Bisogna evitare in tutti i modi che i costi si scarichino su pazienti o su quei Comuni che non vogliono abbandonare chi deve sottoporsi a dialisi. Bisogna evitare ogni forma di disparità tra territori”.
Nell’interrogazione Luisetto rivolge due domande all’assessore regionale alla sanità. Ovvero “se si attiverà con la Dirigenza dell’Ulss7 perché venga ripristinato con effetto immediato il diritto alla gratuità del trasporto per i pazienti dializzati”. E se “porrà in essere le azioni necessarie a garantire tale diritto in modo capillare e uniforme sul territorio veneto”.
“Parliamo di poco meno di venti ammalati – conclude l’esponente dem vicentina – che senza questo supporto sarebbero in grave difficoltà nell’accedere alle cure. Serve subito una risposta di dignità e rispetto”.
La replica dell’Ulss 7 alla consigliera Luisetto

In merito alla questione relativa al trasporto dei pazienti dializzati autosufficienti, l’ULSS 7 Pedemontana ribadisce che è del tutto improprio parlare di “decisione dell’ULSS 7 Pedemontana”, in quanto le normative in merito sono chiare: in particolare l’Allegato A alla Dgr n.1411 del 6 settembre 2011 specifica che il trasporto per trattamento dialitico “è a carico del sistema sanitario regionale solo per gli utenti allettati o comunque non deambulanti non trasportabili con altro mezzo”, condizione che tra l’altro deve essere certificata dal medico curante.

Quanto al rimborso, non si tratta di alcuna azione “a titolo risarcitorio”: anche in questo caso l’Azienda applica in modo rigoroso la normativa. Le modalità di quantificazione applicate dall’Azienda per il rimborso ai soggetti autosufficienti sono infatti esattamente quelle indicate nella delibera di Giunta regionale n. 3120 del 12 luglio 1994, che prevede appunto: il rimborso di 1/5 del costo al litro della benzina per i chilometri percorsi dal domicilio al centro di cura (andata e ritorno) con mezzo proprio o privato; oppure il rimborso della tariffa applicata da eventuali mezzi di trasporto pubblico locale; o ancora il rimborso al costo del corrispettivo nel caso di servizi di trasporto pubblici non di linea (es. taxi o navette private). Con riferimento a quest’ultima modalità, la legge stabilisce inoltre che “l’erogazione del rimborso è subordinata a preventiva autorizzazione da parte dell’ULSS di residenza all’utilizzo di tale mezzo, sulla base di documentate e accertate motivazioni di carattere sanitario o di indisponibilità di altri mezzi di trasporto, o impossibilità di utilizzo degli stessi, da valutarsi anche in relazione alle condizioni fisiche del paziente”. Va ricordato, infine, che già da anni tale modalità viene applicata nel Distretto Bassanese senza che vi sia stata alcuna protesta o interrogazione: non è chiaro perchè ciò che evidentemente è corretto per i pazienti bassanesi non lo sia per i pazienti dell’Alto Vicentino. Anche in questo caso, l’Azienda si è posta la questione di porre tutti i pazienti sullo stesso piano, quello previsto dalle normative.

N.B.
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