‘Troppo poco personale, costi elevati e nessuna garanzia nel sistema di prevenzione’.

La Regione dice ‘no’ alle mozioni presentate da alcuni comuni dell’Alto Vicentino, che avevano fatto appello a Venezia per rimodulare il sistema di prevenzione e screening del tumore al seno, chiedendo di includere l’ecografia tra gli esami per le donne tra i 45 e i 69 anni di età.

L’altra sera la mozione è passata anche dal consiglio comunale di Schio, proposta da Alessandro Maculan, capogruppo della lista ‘Noi cittadini con Valter Orsi’. Approvata, come era già successo a Thiene e Santorso, ma a dare la brutta notizia del ‘no’ da Venezia è intervenuto Mauro Tessaro, consigliere del Gruppo Misto.

Maggiori costi per la prevenzione, ma sicuramente minori uscite per le cure, era il concetto.

Ma la doccia gelata era dietro l’angolo e ieri, durante il consiglio comunale di Schio, Tessaro ha reso pubblica la lettera inoltrata da Palazzo Ferro Fini ai comuni fino ad oggi firmatari della mozione.Mauro Tessaro

“La mozione contiene varie affermazioni pienamente valide – spiegano dall’Area Sanità e Sociale della Regione Veneto – Alcune sono solo parzialmente condivisibili, altre non trovano riscontro nella normativa vigente né in letteratura scientifica; infine altre affermazioni risultano irricevibili in quanto non tengono conto della normativa vigente né della effettiva gestibilità delle relative richieste. L’esame clinico strumentale delle mammelle è presente solo nel nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale della Regione Veneto, non in quello nazionale”.

Problema importante, evidenziato da Venezia, il costo e il personale necessario.

“L’esecuzione annuale dell’esame comporterebbe la necessità di acquisire circa 300mila ore l’anno di specialista radiologo, corrispondenti a 190 radiologi interamente dedicati a tempo pieno per effettuare esclusivamente tale esame, quando il numero di radiologi attualmente in servizio in tutte le aziende sanitarie del Veneto si aggira intorno alle 490 unità. Tale proposta non è quindi attuabile: non c’è un numero sufficiente di specialisti né è possibile reclutarli dalle scuole di specializzazione che sono in grado di garantire solo il turnover dei medici che vanno in quiescenza. Questo al di là del fatto che la normativa nazionale stabilisce che l’erogazione delle prestazioni ambulatoriali è subordinata all’indicazione sulla ricetta del quesito o del sospetto diagnostico formulato dal medico prescrittore”.

A Schio la mozione è stata approvata comunque perché, come ha spiegato il sindaco Valter Orsi, “La mozione è stata condivisa con i sindaci della conferenza. L’Italia ha il record dei tumori curati. Conosciamo i problemi e la carenza di personale e consideriamo questa mozione uno strumento per stimolare l’Ulss alla buona sanità”.

A.B.

 

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