‘Noi siamo ancora in una fascia dove non sono previste misure di restrizione. Ma non ci sono più spazi per divagazioni sul tema o discrezionalità. Non possiamo arrivare nella fascia con lockdown, penso che il Veneto non debba arrivare a questo. Credo che ognuno di noi possa impegnarsi per questo, facendo attenzione all’uso della mascherina in particolare nei contesti domestici, e il distanziamento’. Sono le parole del Presidente Luca Zaia nel punto stampa di oggi, martedì 3 novembre, quando il Governatore ha parlato dei focolai domestici, a cui prestare molta attenzione.
Crescono anche i ricoverati negli ospedali, che ad oggi sono 1267 (+145). 1119 sono in area non critica (+138), di cui 1011 positivi (+138) e 108 negativizzati (dato stabile). Sono 148 le persone in terapia intensiva, di cui 142 positive (+6) e 6 negativizzate (+1). ‘Ieri abbiamo caricato 12 pazienti in terapia intensiva, oggi a metà giornata ce ne sono già una decina, ci stiamo avvicinando alla fase più acuta – spiega Zaia – Sono due giornate molto impegnative, ieri abbiamo caricato 12 pazienti in terapia intensiva, oggi a metà giornata ce ne sono già una decina, ci stiamo avvicinando alla fase più acuta’.
Ieri, il Governatore Zaia aveva ipotizzato come picco il 15 novembre. ‘Pensiamo – ha ribadito – che il giro di boa si possa fare nel mese di novembre, lo calcoliamo interpolando le curve dell’epidemia francesi, tedesche e spagnole. Però queste sono due giornate molto impegnative’. so.
‘Entro sera, dovremo collegarci con il Governo per accordarci sulla bozza del dpcm. Ci saranno misure nazionali per i centri commerciali chiusi il fine settimana e scuole chiuse al 100% dalla terza media in su, questo è quello che ho percepito. Sui trasporti, abbiamo visto che con l’apertura delle scuole la curva ha ricominciato ad alzarsi: i ragazzi hanno alta carica virale ma restano asintomatici, è un dato epidemiologico. Poi c’è il tema del 50% della capienza massima sui mezzi di trasporto, che se si riaprissero le scuole diventa un problema”.
Zaia parla anche del coprifuoco: ‘Dalle 21 – ha detto il Presidente della Regione – penso abbiano pensato di limitare le movimentazioni, salvo motivi inderogabili. Sulle fasce mi pare di capire che vi siano misure per ogni fascia, ma bisogna prima vedere il testo. Sulle misure ad hoc per ogni regione vogliamo essere presenti. Ho sentito dire dal Presidente del Consiglio che ci saranno delle ordinanze del Ministro della Salute, ma mi fermo qui. Porteremo le nostre ragioni, che non sono ragioni dell’essere ottusi oppure ossessionati dal fatto che il Covid non esiste, ma sul fatto che la convivenza con il virus e con le misure dev’essere fondamentale’.
La polemica con i medici di base: “Non rimane tempo per gli altri pazienti”
Non piace ai medici di base la decisione, che vede il Veneto capofila, di far fare i tamponi rapidi anche ai medici di famiglia. Un’ordinanza, quella del governatore Luca Zaia, che ha scatenato numerose proteste tra i camici bianchi, che nei 18 euro a prestazione nel loro ambulatorio (12 se in sede fornita da Asl) vedono uno “svilimento della loro professione”.
A far insorgere i medici di famiglia ci sono numerose motivazioni, che ruotano in primis intorno alla figura stessa del medico di famiglia, che opera spesso in modo diverso anche all’interno della stessa Regione e sicuramente lavora in contesti diversi se si considerano grandi o piccole realtà.
Per capire l’entità dei problemi denunciati dai medici, basta pensare a chi sono destinati i tamponi e ai sistemi di sicurezza mentre vengono effettuati. I tamponi rapidi infatti sono destinati a casi sospetti, contatti stretti asintomatici e contatti stretti asintomatici al termine dell’isolamento (su indicazione del dipartimento di igiene). Ma i medici di famiglia raramente hanno ambulatori o studi isolati sul cucuzzolo della montagna al quale accede una persona per volta. Ecco quindi, come denunciano alcuni ‘camici bianchi’ che per garantire sicurezza sia al medico che ad altri pazienti, bisogna valutare anche come gli utenti stessi si muovono per andare a fare il tampone. Immaginiamo un ambulatorio in un condominio di Verona, a cui si accede tramite ascensore. O uno studio condiviso, dove la diffusione del virus potrebbe essere agevolata proprio in un contesto messo in atto per contrastarlo.
A rendere scontenti i medici, anche la facoltà di decidere la quarantena, di fare il tracciamento, di registrare ‘tempestivamente’ sul portale della regione il provvedimento contumaciale e le informazioni relative al contact tracing, di rilasciare le certificazioni previste per legge per l’assenza dal lavoro in caso di necessità ai fini Inps.
Una bella mole di lavoro, per professionisti già allo stremo, che possono declinare il compito solo nel caso in cui non vengano forniti sufficienti dispositivi di protezione individuale.
“Cosa riceveremo in cambio per questo ulteriore aggravio? 18 euro a tampone se eseguito nel proprio studio con totale assunzione di oneri e responsabilità, 12 euro se l’Asl fornisce suoi locali di appoggio”, ha spiegato il medico di famiglia Ornella Mancin, che ha evidenziato anche una serie di problemi molto chiari agli addetti ai lavori: “Esiste la possibilità di percorsi differenziati Covid/non covid nello studio del medico di famiglia? Come si deve procedere se il paziente ‘sospetto’ risulta positivo? Bisognerà chiudere lo studio e sanificare l’ambiente? E come verranno smaltiti i Dpi? In quale tempo dell’orami affollatissima giornata del medico di famiglia sarà possibile collocare questa attività? Quali tutele sono previste per il medico di famiglia in caso di contagio? Com’è stato quantificato il tempo, che deve includere anche svestizione, vestizione e sanificazione?”
I medici di famiglia contestano l’ordinanza di Zaia, sottolineando che “trasforma anche giuridicamente e non in modo marginale la nostra figura professionale, evidenziando che i medici di famiglia vengono chiamati a supplire carenze di altri settori, senza che si tenga conto di quanto questo possa incidere sulla nostra attività professionale. Se dobbiamo fare i tracciamenti, le segnalazioni, i tamponi, quanto tempo ci resterà per curare i malati? La disinvoltura con la quale la Fimmg in modo verticistico ci impone nuove condizioni di lavoro è davvero impressionante come se chi ci deve rappresentare non conosca per niente le nostre vere condizioni di lavoro”.