Dopo la notizia della nascita del centro covid a Santorso, è un fiume in piena il desiderio degli abitanti dell’Alto Vicentino di conoscere il perchè non si siano aperti i due nosocomi dismessi De Lellis e Boldrini, a Schio e Thiene.
Durante il punto stampa di stamattina, venerdì 20 marzo, dopo aver illustrato i numeri del contagio in Veneto, con l’aumento previsto dalle monitorazioni statistiche, Luca Zaia si è soffermato con i giornalisti che gli hanno posto delle domande riguardanti le proteste degli abitanti delle zone in cui ricadranno i centri covid in allestimento proprio in queste ore.
Tra i cronisti qualcuno ha fatto la domanda specifica sul perché non si stiano riaprendo tutti i vecchi ospedali ai malati di coronavirus anziché ‘sacrificare’ dei reparti necessari che servono aree vaste che hanno bisogno di punti di riferimento non troppo lontani nel caso le emergenze fossero gravi. “Non ha seno, dal punto di vista clinico, riaprire i vecchi ospedali e dedicarli ai esclusivamente ai malati di coronavirus perché ci sarebbe una dispersione degli operatori sanitari, in un momento di grave carenza organica. Inoltre i malati di covid sono grandi utilizzatori di ossigeno, hanno bisogno di macchinari moderni”.
Zaia ha inoltre risposto circa lo smantellamento dei punti nascita e di quel reparto di ostetricia e ginecologia, da sempre considerato un fiore all’occhiello nell’Alto Vicentino. Il rischio di Santorso lo corre anche l’ospedale di Vittorio Veneto e per questi due casi il governatore ha detto: “Stiamo valutando di mantenere aperti i punti nascita, ma solo con accesso dedicato ed entrata separata, oltre alla garanzia chirurgica per i cesarei”.
di Redazione Altovicentinonline