Missili dell’India sul Pakistan: attacchi missilistici sono stati sferrati, nella notte, contro tre città in Pakistan: Kotli, Bahawalpur e Muzaffarabad, nelle regioni del Kasjmir e Punjab. A Bahawalpur è stata colpita anche la moschea. Gli attacchi, in cui il Pakistan denuncia che sono morti una trentina di civili (31 l’ultimo bilancio) tra cui tra cui due bambine (una di 3 anni), sono stati condotti per “colpire nove basi terroristiche“, sostiene l’India, che l’ha definita “Operazione Sindoor”. Le basi terroristiche sarebbero state “distrutte”. Così l’esercito indiano su X: “Giustizia è fatta, azione mirata e concentrata”. E in un comunicato l’esercito indiano spiega che “l’azione è stata concentrata, misurata e priva di intenzioni di escalation. Nessuna struttura militare è stata presa di mira”. L’attacco di questa notte sarebbe la risposta all’attentato del 22 aprile a Pahalgam, nella parte del Kashmir controllata dall’India: i morti sono stati 26 e Nuova Delhi accusa il Pakistan di avere sostenuto questo attacco (ma Islamabad nega).
IL PAKISTAN: “ATTO DI GUERRA”
Il Pakistan denuncia l’attacco di questa notte come “un atto di guerra“. E il premier Shehbaz Sharif ha parlato di “attacchi vigliacchi“: “Il nostro Paese ha tutto il diritto di rispondere con la forza a questo atto di guerra”. Sharif ha affermato che le forze armate sono state autorizzate a intraprendere “azioni corrispondenti”, la riporta Reuters. Il timore – che era già diffuso nelle ultime settimane– è che ora potrebbe innescarsi un’escalation militare tra le due potenze nucleari.
La risposta del Pakistan, intanto, è partita subito questa notte. L’esercito indiano ha dichiarato che questo atto non sarebbe rimasto senza risposta e i caccia dell’aeronautica pakistana si sono immediatamente levati in volo e avrebbero abbattuto cinque aerei da combattimento indiani: “Non è stato permesso ai velivoli di Nuova Delhi di penetrare nello spazio aereo del Pakistan”. Subito dopo gli attacchi missilistici, inoltre, sono partite operazioni di artiglieria lungo la ‘Linea di controllo’, cioè il confine de facto che divide la regione del Kashmir contesa fra India e Pakistan. La Polizia indiana ha parlato di sette civili morti e 30 feriti.
L’INDIA: “NON VOGLIAMO ESCALATION”
In conferenza stampa, il ministro degli Esteri indiano Vikram Misri ha spiegato che quelle di questa notte sono state azioni “proporzionate” alla minaccia e non una escalation. “Le nostre agenzie di intelligence che monitorano le attività terroristiche hanno segnalato che potrebbero verificarsi altri attacchi contro l’India e si è ritenuto essenziale fermarli e contrastarli”, ha dichiarato. L’obiettivo era “smantellare infrastrutture terroristiche” e così evitare “altri attacchi contro l’India”.
Nella stessa conferenza stampa, il colonnello Sofiya Qureshi e il comandante di squadriglia Vyomika Singh hanno precisato che “nove campi terroristici sono stati presi di mira e distrutti. Questi campi si trovavano in Pakistan e nel Kashmir occupato dal Pakistan”. Gli obiettivi degli attacchi erano “centri di reclutamento, basi di lancio e centri di indottrinamento”.
TRUMP: “UNA VERGOGNA”
“È una vergogna. Ne abbiamo sentito parlare appena varcata la soglia dello Studio Ovale”, ha detto nelle scorse ore il presidente Usa Donald Trump. “Immagino che la gente sapesse che sarebbe successo qualcosa, basandosi su un po’ sul passato. Combattono da molto tempo“, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti, augurandosi che la crisi “finisca molto presto.”
