di Mattia Cecchini
Picchetti militari sul sagrato, gente comune assiepata lungo il perimetro della Basilica (“per onorare il sacrificio di chi ha compiuto il proprio dovere”), la chiesa già gremita ancora prima dell’inizio della funzione: Padova (e non solo) oggi si raccoglie attorno al Sottotenente Marco Piffari, 56 anni, al Maresciallo Valerio Daprà, 56 anni, e all’Appuntato Davide Bernardello, 36 anni, i tre militari deceduti nell’esplosione dei giorni scorsi a Castel D’Azzano provocata dai tre fratelli Ramponi, i cui funerali di stato si celebrano nella Basilica di Santa Giustina in Prato della Valle (la camera ardente era stata al comando della Legione Veneto dei Carabinieri. È l’ultimo saluto per il quale nella città veneta è arrivato mezzo governo e tantissime altre autorità: in primis il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Ad accoglierli sul sagrato monsignor Gianfranco Saba, ordinario militare per l’Italia che presiederà la funzione assieme ai vescovi di Padova e Verona, Claudio Cipolla e Domenico Pompili. Sono presenti anche alcuni dei feriti nell’operazione notturna al casolare. Meloni dopo essere entrata in chiesa si è soffermata a parlare e stringere le mani ai parenti dei Carabinieri deceduti che si trovano nei banchi delle prime fila della basilica. Un applauso della piazza ha accolto Mattarella. Anche il Capo dello Stato si è intrattenuto con i parenti delle vittime.
APPLAUSI DALLA FOLLA A PADOVA ALL’ARRIVO DEI FERETRI DEI CC UCCISI
Applausi della folla all’arrivo sul sagrato della Basilica di Santa Giustina in Prato della Valle a Padova dei feretri dei tre carabinieri morti nell’esplosione di Castel d’Azzano. Prima dell’ingresso in chiesa, gli onori militari dai Carabinieri in alta uniforme alle tre bare ricoperte dalla bandiera tricolore.
Sono “eroi” per la gente che assiste fuori dalla Basilica (i posti all’interno accolgono le autorità e i rappresentanti dei Corpi dello Stato). Altri applausi hanno accompagnato il momento del presentat’arm. Poi la folla ha seguito in silenzio l’entrata dei feretri portati a spalla dai Carabinieri scortati da picchetti in alta uniforme. I feretri dei militari caduti sono attesi all’interno dai loro parenti, visibilmente commossi.
“MISERICORDIA E AMORE”, MONSIGNOR SABA APRE FUNERALI STATO CC
“Disponiamo il nostro cuore all’incontro con la misericordia di Dio” e con “l’amore del Signore di cui abbiamo specialmente bisogno, sorgente di luce e speranza”. Con queste parole monsignor Gianfranco Saba, ordinario militare, ha aperto la cerimonia nella Basilica di Santa Giustina in Prato della Valle (la stessa dove due anni fa ci fu la messa funebre per Giulia Cecchettin), per i funerali si Stato dei tre carabinieri uccisi nell’esplosione di Castel d’Azzano, nel veronese.
I feretri dei tre militari sono stati deposti sotto l’altare e sopra vi sono stati appoggiati il cappello, la spada e la foto di Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello.

Toccanti sono stati gli interventi dei parenti delle vittime; parole di addio commuoventi e a lungo applaudite quelle del padre di Davide Bernardello, il più giovane a perdere la vita: “Non ricordo l’ultima volta che ti ho preso in braccio e non sapevo che fosse l’ultima, il tempo poi è passato e sei diventato quello che più desideravi, un Carabiniere d’Italia”, come strazianti sono state le parole e lacrime del figlio di Valerio Daprà sicuro che il padre, i suoi valori e le sue qualità, “continueranno a parlarmi nel silenzio”, ha detto tra gli applausi.
IL PADRE DEL CC BERNARDELLO: “FIGLIO GENEROSO, VOLA IN ALTO DAVIDE”
“Ho ricevuto tantissime e meravigliose testimonianze del tuo essere persona e Carabiniere: per noi, per me e mia moglie, tua mamma, un figlio meraviglioso e un fratello speciale per Filippo. Eri limpido, sincero, e generoso. sempre pronto ad aiutare. Un tuo collega ci ha scritto “sei un’anima gentile di quelle che non si trovano più: vola in alto Davide sarai sempre nei nostri cuori”. Così Fedrile Bernardello ha ricordato il figlio, uno dei tre Carabinieri rimasti uccisi nell’esplosione a Castel d’Azzano, al termine della messa a Padova per i funerali di Stato. Un breve intervento iniziato ringraziando le autorità e i colleghi di Davide.
“Non ricordo l’ultima volta che ti ho preso in braccio e non sapevo che fosse l’ultima volta. Il tempo poi è passato, sei diventato quello che più desideravi, un Carabiniere d’Italia” e prendendo a prestito una delle frasi sentite in questi giorni, “hai potuto realizzare uno dei tuoi più grandi amori della tua vita oltre a Marica: il tuo lavoro, diventare Carabiniere d’Italia”, ha sottolineato il padre il cui intervento è stato a lungo applaudito.
IL FIGLIO DI DAPRÀ: “PAPÀ ERA RESPONSABILITÀ E CORAGGIO, LA SUA MEMORIA VIVRÀ“
Valerio Daprà è stato un “uomo che ha dedicato la vita al dovere, al servizio e all’onore: mio padre ha scelto una strada fatta di coraggio, sacrificio e responsabilità. Per lui era importante quel senso di responsabilità che era costantemente presente in lui insieme alla pacatezza e modestia sincera. Queste sono le qualità che ha sempre cercato di trasmettermi”.
Ora, “anche se questa insensata tragedia lo ha strappato a me e all’affetto di tutti coloro che lo hanno amato, voglio credere che questa sua eredità caratteriale e morale continui a parlarmi anche nel silenzio, mantenendo viva la sua memoria”. In lacrime Christian Daprà ha ricordato così il padre, uno dei tre Carabinieri rimasti uccisi a Castel D’Azzano, al termine della messa per i funerali di Stato oggi a Padova. Poi ha ringraziato “tutti per commemorarlo: è un conforto”, ha concluso tra gli applausi.
IL FRATELLO DI MARCO PIFFARI: “IL LORO SACRIFICIO NON SIA VANO”
A Castel d’Azzano sono morti “tre Carabinieri che hanno dato la vita in nome della giustizia per senso del dovere e di appartenenza. Voglio dire oggi con forza che il loro sacrificio non sia reso vano: faccio appello a tutti affinché episodi simili non devono più accadere”. Lo ha detto Andrea Piffari, fratello di Marco, uno dei tre militari dell’Arma vittime dell’esplosione nel casolare del veronese provocata dai fratelli Ramponi.
“Chiedo a tutti di stringersi ai nostri militari che operano costantemente in Italia e all’estero rendendo le nostre vite libere, più serene e sicure. A voi Carabinieri- ha aggiunto- un grazie particolare per quello che fate tutti i giorni con spirito di sacrificio vostro e delle vostre famiglie: ancora una volta, in questi giorni, avete dato dimostrazione importante, anche a noi familiari, della vostra partecipazione, della vostra forza di corpo e di grande famiglia. Grazie a mio fratello ne faccio parte anche io ora più di prima”. Infine un ultimo messaggio al fratello e ai Carabinieri deceduti con lui: “il vostro ricordo, il vostro esempio, il vostro sacrificio, sarà sempre vivo nei nostri cuori: anche da lassù, come una stella cometa, illuminate e preservate il nostro cammino”.
L’OMELIA DI MONSIGNOR SABA: “LA VERA VITTORIA SERVIRE IL BENE COMUNE”
“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio: Marco, Valerio e Davide ora sono nelle mani di Dio”. Infatti, come ha ricordato papa Leone di recente, il “Risorto ci conduce a casa dove siamo attesi amati e salvati. Questi nostri fratelli ora sono nella Casa del Padre, attesi, amati e salvati e noi, e soprattutto voi familiari, nella fede attendete e amate coloro che sono al sicuro in Dio”. Li chiama sempre per nome e più volte monsignor Gianfranco Saba, ordinario militare per l’Italia: Marco, Valerio e Davide, i tre Carabinieri uccisi nell’esplosione di Castel d’Azzano; e più volte invita (i parenti delle vittime e quanti oggi, autorità o compagni d’armi, ne piangono la scomparsa) ad alzare lo sguardo, a cambiare prospettiva dopo il dramma. “Questi fedeli e umili servitori ora li vogliamo pensare nella Casa del Padre”, dice Saba durante l’omelia per i funerali di Stato oggi a Padova.
Fortissime le parole del Vangelo di Giovanni: “Non sia turbato il vostro cuore”, sappiate che “nella casa del Padre mio vi sono molti posti” e “io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”. E’ il discorso di addio, “uno dei momenti più duri e dolorosi vissuti dai discepoli”, come “duro, dolorosamente e umanamente incomprensibile, è il drammatico evento in cui hanno perso la vita Marco, Davide e Valerio”, senza dimenticare i feriti, tutti impegnati per il “bene comune”.
E il bene comune è l’altro concetto su cui Saba insiste e torna più volte. Perché è “nell’amore e nel servizio” per il bene comune che ci sono la “vera vittoria e vera gloria. Il vero esito vittorioso della vita è servire i fratelli, tutelare il bene comune” vincendo “la logica del principe di questo mondo che si regge sulla autoaffermazione, sulla violenza e il successo a discapito di tutto e tutti”.
Saba parla dell’amore di “chi serve la Patria, il prossimo, garantendo la giustizia, il bene comune, e la stabilità delle Istituzioni preposte a custodire nell’ordine e nell’armonia la comunità umana”. E se servire “è proprio di Dio”, Marco, Valerio e Davide hanno seguito “la via del servizio per il bene comune. Nel loro incontro con Cristo si saranno specchiati in lui vedendo che il volto bello dell’umanità sta nel servire il prossimo, nel promuovere il bene che edifica”, rincuora Saba.
La sua omelia inizia salutando le autorità civili e militari; si sofferma sul Comandante dei Carabinieri “al quale ci stringiamo nella sua persona alla grande famiglia dell’Arma”. E ai parenti delle vittime dice che devono sentire “l’abbraccio di tutti”. Come i feriti devono avvertire “affetto, vicinanza” e affidamento nella preghiera. Il parallelo è con il dolore dei discepoli a cui però Gesù nell’ora dell’addio affida un messaggio “di consolazione, fede e speranza”.
Il Signore “continua a dirci in modo speciale”, afferma rivolto ai familiari (di cui Saba sottolinea di aver sentito la fede nell’incontro in camera ardente), che il cuore non deve essere turbato: “Ci insegna a vivere il trauma di un addio” e nelle sue parole ci sono “tutte le parole di addio che in presenza non è stato possibile pronunciare, ma che nella fede possiamo rivolgere perchè, nella comunione dei Santi, siamo immessi in questo grande dialogo”. L’addio di Gesù avviene dopo che ha sperimentato la “tristezza del tradimento e della morte”, dolore e violenza. Ma “scende negli abissi della morte per redimerla con l’unica via che è l’amore”: ai discepoli “stravolti e sgomenti parlava allora e così parla anche adesso”. Coloro che hanno perduto “gli affetti più cari e vissuto ore drammatiche e tormentate”, oppressi da dolore e incomprensione, sappiano allora “contrapporre all’intelligenza del male l’intelligenza dell’amore”.
MONSIGNOR SABA: “SOCIETÀ SENZA EQUILIBRIO, EDUCARE ALLA MITEZZA”
“In questi tempi si assiste ad una crescita a dismisura del senso di libertà, disancorata da ogni forma di riferimento etico e spirituale. La nostra non è tanto una società pluralistica, ma policentrica che talvolta non riesce a trovare il proprio centro”. E allora oggi, i funerali di Stato a Padova per i tre carabinieri rimasti uccisi nell’esplosione a Castel D’Azzano, diventano un modo per ‘ri-centrarsi’: nell’eucarestia, ma anche e soprattuto nel messaggio-esempio di Cristo che “ha donato la sua vita”. E’ l’invito-monito che arriva dalle parole di monsignor Gianfranco Saba, ordinario militare per l’Italia, nell’omelia funebre per i tre militari, “cari fratelli che mentre celebravano il loro servizio per il bene comune hanno sperimentato la convivialità del male”. Ai parenti delle vittime e a quanti li piangono Saba dice che “la separazione sarà solo temporanea, il dolore diverrà gioia”: la morte è uno strappo doloroso e lacerante, ma Dio entro “nel tumulto del cuore umano per raccoglierne lo smarrimento”.
Poi, allargando lo sguardo alla società, Saba afferma: “Forse occorre, oggi più che mai, rientrare nella casa interiore per recuperare la capacità di comprendere il senso delle azioni compiute e che si compiono, perché solo nell’intimo- aggiunge- si possono valutare in profondità”. Saba sottolinea la necessità di una via di “conversione” come strada per una “riconciliazione sociale che esige un equilibrio interiore, una educazione alla virtù etica e spirituale della mitezza intesa come modo di porgersi verso l’altro per non trasformare l’umana convivenza e l’agorà pubblica in un immenso mattatoio”.
LA CITTÀ PRONTA PER LA CERIMONIA, LA DIRETTA SU RAIPLAY
I cassonetti rimossi e i cestini sigillati, per scongiurare rischi dinamitardi. La città si è preparata ad accogliere i rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine con eccezionali misure di sicurezza e modifiche alla viabilità e al trasporto pubblico locale. Intorno a Prato della Valle sin dal mattino è stata creata una zona rossa per consentire i sopralluoghi dei responsabili della sicurezza del Quirinale e di Palazzo Chigi. Le telecamere della Rai che dalle 15.30, a cura del Tg1, trasmettono diretta la cerimonia.
CHIUSA LA CAMERA ARDENTE
Più di duemila persone si sono recati alla camera ardente a Padova, tra ieri sera e stamattina (ndr venerdì 17 ottobre), per rendere omaggio ai feretri dei tre carabinieri vittime della strage di Castel d’Azzano in provincia di Verona. I feretri sono stati trasferiti oggi pomeriggio nella Basilica di Santa Giustina in Prato Della Valle a Padova per la cerimonia funebre.

TAJANI: “OGGI L’ULTIMO SALUTO A MARCO, DAVIDE E VALERIO”
“Oggi daremo un ultimo saluto a Marco, Davide e Valerio. Ci stringiamo idealmente ai loro familiari e amici, a tutta l’Arma dei Carabinieri. Onoreremo la memoria di questi Eroi, caduti in servizio, esempio di amore verso la Patria”. Lo scrive su X Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Affari Esteri.
