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Autonomia e Sanità, i mesi neri della Lega veneta e la rabbia di chi traina l’economia

ROME, ITALY - SEPTEMBER 13: Erika Stefani Minister of Regional Affairs and Autonomies in Montecitorio Square on September 13, 2018 in Rome, Italy. (Photo by Simona Granati - Corbis/Getty Images)

C’è chi la definisce ‘farsa’ e chi dichiara di non scommetterci nemmeno un euro perchè non crede più in un’autonomia sbandierata, al centro di slogan che da decenni fanno da tormentone in Veneto, dove Zaia non sa più come tamponare l’argomento più caro alla Regione più produttiva d’Italia. Ad esprimere lo scetticismo, che ormai è eclatante, non nascondono la rabbia e non usano i mezzi termini sono i rappresentanti delle realtà che portano ricchezza al Veneto, i nomi più illustri di quell’economia, che fa da traino a tutta Italia, quelli che mandano avanti tutto e con le loro tasse muovono la civiltà. Imprenditori come Mario Pozza di Unioncamere, Matteo Zoppas di Confindustria e Marco Michielli di ConfTurismo. Basta acquistare i principali quotidiani di oggi per leggere, nero su bianco, tuonanti più che mai, le parole di delusione per quell’autonomia differenziata che non sembra proprio uno dei propositi del leader indiscusso d’Italia Matteo Salvini, che in porto, nei mesi di governo al timone dell’Italia, ha realizzato alcuni dei suoi cavalli di battaglia, che, probabilmente, gli stavano più a cuore. Quello che da mesi sostiene Flavio Tosi, che non perde un colpo per ribadire come la Lega non sia quella di un tempo, ma che ora si è trasformata in un partito nazionale.

‘Finirà con un ‘volete l’autonomia?’ – si aggiunge al coro agostino Bonomo di Confartigianato – Ve la pagate? E’ un rischio’.

Non è un gran periodo per la Lega tra la crisi di una sanità che popola le prime pagine dei giornali, si per una carenza di medici, ma che evidenzia che chi avrebbe dovuto salvaguardare quella che è sempre stata definita un’eccellenza non ha programmato bene. Non ha provveduto ad organizzare quello che era prevedibile, che era stato preannunciato dall’ordine dei medici che da tempo, denunciava lo svuotamento dei reparti e degli ospedali. Ora il tema dell’autonomia si tramuta in un grande bluff con le materie che sembravano una conquista, che si davano per scontate ai veneti, come quello della scuola, per il quale ci sono decine di passi indietro. Per non parlare delle materie che riguardano le infrastrutture, le concessioni autostradali e la sanità. Il muro sembra spesso e invalicabile con il movimento 5 Stelle che frena di brutto e spinge l’autonomia nella fossa dello stallo.

Nessuno vorrebbe essere nei panni del ministro Erika Stefani, che sembra l’agnello sacrificale e che non sa più come rispondere ai giornalisti che la incontrano durante le sue escursioni elettorali, dove il tema autonomia non può non rappresentare un interrogativo legittimo per chi si chiede perchè sia stata messa al Governo con l’unico mandato che era quello di portare a casa il sogno dei Veneti, che come popolazione hanno fatto la loro parte andando a votare in massa per un referendum che parla chiaro.

‘Mercoledì (domani n.d.r.) incontrerò il premier Conte, gli ho chiesto una presa di posizione. – ha dichiarato dalle pagine del Corriere Veneto il ministro di Trissino Erika Stefani –  Lui è garanzia per il ruolo che ricopre. L’autonomia è nel contratto di governo che noi abbiamo sempre rispettato’

N.B.