La sala della biblioteca al completo, segno che lo stress generato dalla crisi economica interessa eccome. E una bella novità per chi si sente preso in giro: se la banca pratica tassi d’interesse a livello di usura, il cittadino può querelarla e avere la speranza di vincere.

Ieri sera a Breganze, all’incontro organizzato dal Pd locale a tema ‘Persone e aziende nello stress della crisi: quali risposte?’, le spiegazioni dei professionisti non sono mancate. E non sono mancate nemmeno le accuse a un sistema politico, bancario e burocratico che ‘spreme le aziende e i lavoratori come limoni costringendoli a mutui da usura fino a farli alzare bandiera bianca con un debito ancora maggiore di ciò che avevano prima di chiedere il prestito’.

‘La crisi ha colpito tutte le fasce sociali – ha commentato Marco Baggio, del direttivo del Pd breganzese – e la nostra zona, un tempo rinomata per commercio e imprese oggi è crollata spaventosamente, con innumerevoli chiusure e degrado delle strutture lasciate in disuso’. Gli ha fatto eco Claudio Porra, presidente Cna Artigiani e Piccole Imprese del mandamento di Thiene, che ha spiegato: ‘La crisi è ormai parte della quotidianità, non riguarda più solo il mondo di economia e finanza, ma tocca le tasche delle famiglie che vanno a fare la spesa. Una società su tre ha i conti in perdita e il tasso di disoccupazione giovanile è triplicato’.

Con l’intervento di Emilia Laugelli, psicologa e psicoterapeuta dell’Ulss 4, nonché responsabile del progetto InOltre (centro di ascolto voluto dal Governatore Luca Zaia per dare supporto ai tanti imprenditori e lavoratori che non sono in grado di reggere la perdita del lavoro e rischiano il suicidio), ci si è resi conto che di quello che un tempo era il ‘ricco Nord-Est’ ora sono rimaste soltanto le antiche vestigia. ‘Oltre 1.300 telefonate – ha sottolineato Laugelli – e di conseguenza altrettanti potenziali suicidi. Il fenomeno è di portata nazionale. I volontari spesso hanno risolto con la prima telefonata, in altri casi si è reso necessario l’incontro’. Al primo posto delle motivazioni ci sono i debiti, contratti per far fronte alle spese dell’azienda, al frigorifero vuoto o ai libri dei figli che devono andare a scuola. ‘a tanti imprenditori basterebbero poche migliaia di euro per far ripartire la fabbrica – ha continuato Laugelli – ma le banche non li danno’. Hanno concluso la serata Katia Menegazzi e Francesco Leone, rispettivamente ragioniera e avvocato competenti in materia di banche e prestiti. ‘Quando gli interessi della banca sono troppo alti – ha commentato Leone – l’utente può fare querela alla banca. Dobbiamo pensare che per anni hanno concesso mutui ventennali a immigrati con permessi di soggiorno di 2 anni e poi hanno negato prestiti alle aziende che ne avevano bisogno per lavorare e garantire posti di lavoro a numerose famiglie’.

di Anna Bianchini

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