Da quando è iniziata l’emergenza COVID-19 in Italia, in molti si sono interrogati in modo più o meno polemico, sul perché non ci fosse stato l’intervento di Emergency come solitamente accade per eventi simili che accadono nelle regioni più povere del mondo.

“Ci sono voluti quasi 20 giorni – un’eternità in tempo di contagio globale –, ma ora sembra che Emergency abbia ottenuto il via libera anche da Regione Lombardia per intervenire nella regione con le sue equipe specializzate in epidemie. La Ong di Gino Strada, già da tempo impegnata a Milano città in base a un protocollo siglato col Comune per l’assistenza dei senzatetto, inizierà a breve ad operare con 10 medici e sanitari nell’ospedale da campo di Bergamo – la zona più flagellata dal Covid-19 – e a fornire supporto didattico/logistico ai medici dell’ospedale di Brescia con altre 4 unità, al lavoro già da oggi. Non solo, il Pirellone ha anche chiesto uno studio di fattibilità per la creazione un altro centro di emergenza, un ospedale da campo nella stessa zona. Infine, l’accordo prevede che i medici specializzati di Emergency “insegnino” ai colleghi le tecniche di contenimento del contagio maturate durante le epidemie in Sierra Leone nel 2014 e durante l’epidemia di Ebola del 2015.”

Quanto si legge su businessinsider italia spiega cosa in realtà è avvenuto, riportando anche quanto dichiarato da Michele Usuelli, medico chirurgo – e consigliere regionale di +Europa – che spiega come

«Le strutture sanitarie, salvo lodevoli eccezioni, non sono attrezzate per il controllo ed il contenimento delle malattie infettive in ambito ospedaliero, così come non sono preparati i medici, i quali da generazioni non hanno visto un’epidemia come l’attuale. Una delle ragioni per l’iniziale esplosione di COVID-19 in Lombardia ed in altre regioni è stato il contagio comunitario, in particolare negli ospedali. In quelle condizioni, la velocità di raddoppio del virus cresce fortemente. All’interno degli ospedali si mantiene una rapida cinetica di infezione ad alta carica virale che coinvolge e decima il personale sanitario ed i pazienti già ricoverati, aggravando la crisi epidemica. Ad oggi in Lombardia su 100 positivi, 12 sono personale sanitario. Per questo vi è un urgente bisogno di un cambio di mentalità, che coinvolga e tuteli principalmente il personale sanitario e le strutture ospedaliere».

Andrea Sparaciari, l’autore dell’articolo spiega come le equipe di Emergency – che durante Ebola ha avuto solo due medici contagiati, un numero esiguo rispetto a quelli chiamati ad operare – dovranno diffondere il dogma della “compartimentazione” delle strutture ospedaliere. Ogni reparto, cioè, dovrà essere pensato e gestito come una struttura a sé, totalmente indipendente dagli altri, con proprie entrate e uscite, spazi delimitati per i medici e il personale, senza alcun contatto con il resto dell’ospedale.

«l’autocontenimento del personale sanitario, cui è necessario fornire strutture ricettive specifiche per ritirarsi dopo il lavoro, evitando così il fai da te domestico ed aiutandolo a non contagiare le famiglie», continua il dottor Usuelli.

Personale formato da Emergency poi provvederà alla gestione della vestizione/svestizione del personale, al corretto lavaggio disinfettante, al monitoraggio degli accessi dei sanitari nelle strutture. Insomma, imporrà una gestione da fronte di guerra, com’è del resto la Lombardia in questo momento.

In attesa dell’ok definitivo della Regione, Emergency da giorni sta organizzando il rientro in Italia delle sue squadre disperse per il mondo. Ma non è facile, visto l’azzeramento del traffico aereo. La prima ad arrivare sarà quella basata in Uganda, dove si sarebbe dovuto inaugurare il nuovo ospedale disegnato da Renzo Piano. «Naturalmente in Lombardia saranno impiegati solo medici e infermieri di provata esperienza», fa sapere l’ong, «non interverranno i nostri volontari».

Non va dimenticato che la trasmissione dell’esperienza sta già accadendo a Codogno dove il personale di Medici senza frontiere opera da giorni. «Il team composto da medici, infermieri ed esperti di igiene, lavora ogni giorno con le équipe della struttura, dal personale sanitario allo staff dedicato alle pulizie, al fine di condividere la propria esperienza nella gestione di un’epidemia», fa sapere la ong. «Quando abbiamo registrato il primo caso, il virus era già in circolazione. Adesso per noi è importante gestire questa epidemia ed evitare nuovi contagi. L’affiancamento di MSF è molto importante, stiamo già imparando molto», ha dichiarato il direttore dell’ospedale di Codogno, Andrea Filippin.

Cronologia degli eventi

Prima settimana Di Marzo, Emergency “offre” il proprio aiuto alla regione Lombardia che asserisce di aver ricevuto l’offerta per una consulenza, ma necessitava di un aiuto più concreto.

La situazione si sblocca quando il presidente Fontana, venerdì 20 Marzo riunisce i responsabili di Emergency, l’assessore Gallera e il suo braccio destro Salmoiraghi. A Fontana va riconosciuto il merito per aver spinto affinchè venissero messe da parte le resistenze politiche che dividevano la ONG dalla guida leghista della regione. Come conferma Regione Lombardia: «Il presidente ha saputo che Emergency era disponibile a collaborare e li ha quindi prontamente fatti contattare»

Andrea Nardello

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