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La crisi aguzza l’ingegno, ma se poi si la giovane età all’intraprendenza, il risultato può solo essere, è proprio il caso di dirlo, ‘effervescente’. Direttamente dall’antica tradizione dell’Altopiano di Asiago, ora sulle tavole dell’Alto Vicentino arriva la birra cimbra.
Stefano Bassan e Manuele dal Sasso, due amici rispettivamente di 25 e 34 anni di Thiene e Asiago, hanno unito la loro creatività e le loro forze, e facendo un passo indietro nel tempo e uno in avanti nella loro vita, sono riusciti a trovare la ricetta per un nuovo tipo di birra. Qualcosa di unico: la birra cimbra.

La tradizione cimbra risale ad oltre un migliaio di anni fa e affonda le sue radici nell’Altopiano di Asiago e dei sette Comuni. Di quella tradizione rimane ai nostri giorni la lingua di origine germanica che si trova in molti luoghi in Altopiano, come ad esempio nel torrente Gelpach, nel monte Spitz, e nelle valli dette ‘tal’. I cimbri, insediatisi negli odierni Sette Comuni dopo anni di lunghe migrazioni, possono oggi vantare il loro Museo della Tradizione Cimbra a Roana, e l’anagrafe cimbra che ha il suo registro nel Comune di Asiago.
Stefano aveva conosciuto Manuele nel pub gestito da quest’ultimo ad Asiago. La comune passione per la birra e le feste, li ha portati a cercare di aprire un birrificio nella città montana. Mancando però le strutture e l’acqua giusta, i due hanno tenuto in sospeso il progetto. Nel frattempo, l’Altopiano ha riscoperto con orgoglio la sua antica tradizione cimbra, attraverso il recupero della lingua, dell’anagrafe, e della musica, suonata da gruppi di giovani che cercano forse rifugio in un passato rassicurante più di quanto lo sia in questo momento la visione del futuro. Stefano e Manuele, coinvolti nella vita dell’Altopiano, e desiderosi di fare qualcosa per unire allegramente i giovani alla tradizione, hanno così deciso di creare una nuova ricetta di birra. La prima bottiglia è nata il 30 ottobre 2011, e da novembre oltre 100.000 bottiglie sono state vendute. Il prezzo è quello di una birra normale, e la distribuzione è selezionata: niente supermercati, ma solo negozi di qualità. L’unico problema, i due ragazzi l’hanno avuto nel trovare una birreria che li aiutasse a produrre la loro ricetta. In Italia si sono sentiti snobbati, e si sono dovuti rivolgere ad una birreria nell’austriaca Carinzia, dove si sono sentiti accolti senza pregiudizi e sono riusciti a realizzare il loro sogno. L’acqua proviene da un parco naturale, e la bionda birra non è pastorizzata, ma microfiltrata. E’ una birra leggermente amara, bionda di tipo Pils, una leggera single-malt che esalta gli aromi e contiene ingredienti vivi.
Stefano e Manuele passeranno la loro estate a bordo di un side-car, indossando giubbotti con il loro marchio, per promozionare il frutto del loro lavoro. Da giovani imprenditori, i due ragazzi hanno fatto le cose cercando di spendere il meno possibile: tappo e confezione anonima, e cartone senza logo. Ma una cosa ci tengono a metterla in evidenza: nell’etichetta ci saranno sempre dei proverbi, destinati a cambiare spesso. Inoltre, l’immagine dell’etichetta riporta orgogliosamente un’accetta (la Hakka cimbra) che si trova nel Museo di Roana.
‘A volte si cerca rifugio nel passato – ha spiegato Stefano Bassan – ma guardando indietro si possono anche prendere le cose più belle della tradizione, rielaborarle, e proiettarle nel futuro’.

Anna Bianchini

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