Secondo uno studio pubblicato in esclusiva dal Guardian, il riarmo militare globale – a cominciare dal piano “ReArm Europe” – rischia di fare a pezzi gli obiettivi climatici. I ricercatori parlano chiaro: se l’Alleanza Atlantica aumentasse la spesa militare di appena due punti di PIL (escludendo gli USA), le emissioni di gas serra salirebbero di 194 megatonnellate l’anno. L’equivalente del Pakistan interamente aggiunto al bilancio globale del carbonio.
E mentre il mondo conta 92 conflitti armati – il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale – le spese militari globali hanno raggiunto ormai i 2,46 trilioni di dollari nel 2023. Il tutto a fronte di forze armate che, per loro natura, sono fabbriche di CO2: acciaio e alluminio per armi e mezzi, carburanti fossili a fiumi per terra, cielo e mare, e zero trasparenza sui consumi. Solo i paesi Nato forniscono dati decenti. Gli altri? Mistero fitto.
“Stiamo sacrificando la sicurezza a lungo termine – cioè il clima – per quella a breve termine”, denuncia Ellie Kinney, coautrice dello studio. E aggiunge: “Questa corsa al riarmo alimenta la crisi climatica, che a sua volta scatena nuovi conflitti. È un circolo vizioso”.
La parte più amara del bilancio è economica: il solo potenziamento Nato potrebbe costare 264 miliardi di dollari l’anno in danni climatici, secondo il “costo sociale del carbonio”. Cifra che non include le spese etiche, morali e geopolitiche di un mondo sempre più armato e sempre meno abitabile.
