Il Veneto sdogana , tra le tipologie di strutture turistiche realizzabili in ambienti naturali, le “stanze panoramiche”; ovvero, “stanze di vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto, collocate stabilmente sul suolo, caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento”. Lo prevede un progetto di legge della giunta regionale che ha avuto oggi, nella sesta commissione del Consiglio regionale, l’ok con i voti della maggioranza. Le stanze panoramiche consentono al turista “di osservare in modo particolarmente ampio sia il paesaggio circostante, sia il movimento degli astri nel cielo”. Inoltre, la proposta di legge, per favorire la diffusione territoriale delle strutture ricettive in ambiente naturale, prevede la loro realizzabilità, al pari delle malghe, rifugi e bivacchi alpini, anche sopra il limite posto dalla normativa urbanistica regionale di 1.600 metri, comunque ponendo un limite di un numero massimo complessivo di due strutture nell’ambito dello stesso territorio comunale. Devono comunque essere sempre rispettate le relative autorizzazioni paesaggistiche. Per il Pd “la Giunta Zaia vuole gli alberghi ad alta quota, in deroga alla normativa. Se la proposta diventerà legge, avrà un impatto devastante”.Dopo “la costosissima pista da bob e le interdittive antimafia, le Olimpiadi potrebbero causare altri effetti collaterali per le nostre montagne. La riprova c’è stata oggi, con la presentazione di questo progetto di legge che consente, in deroga ai divieti di tutela paesaggistica e urbanistici, nuove costruzioni ‘avveniristiche’ sopra i 1.600 metri di altitudine. Si tratta di una vera e propria violazione di quel santuario che è costituito dalle nostre più belle vette dolomitiche”, dice il dem Andrea Zanoni.

Va “bene incentivare il turismo sostenibile, ma in questo testo registro solo la prospettiva di gravi impatti ambientali, in contesti delicatissimi”, continua Zanoni. Che vede nel provvedimento un modo per scavalcare la legge regionale sull’urbanistica che non consente nuova edificazione nelle aree boscate e al di sopra dei 1.600 metri, tranne che per malghe, rifugi e bivacchi alpini. “Dopo gli alberghi ad alta quota cosa succederà, seguiranno le strade asfaltate per portare i vip ad alta quota? Verranno realizzati eliporti per i magnati arabi o russi?”. Considerati i Comuni con territori sopra i 1.600 metri, ce ne sono 86: 56 a Belluno, 18 a Vicenza, nove a Verona e tre a Treviso. Per un totale di 172 alberghi potrenziali ad alta quota in Veneto anche in ambiti naturali e paesaggistici altamente tutelati,. “La legge presentata parla di strutture a basso impatto ambientale e di elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento: ma come si misura questo rapporto? Soprattutto, non sono indicati vincoli di cubatura: questo testo appare perciò come una delega in bianco alla Giunta. E come verranno affrontate- si chiede Zanoni- le questioni relative ai servizi necessari? Come verrà portata l’acqua potabile e per i servizi igienici? Come verrà prodotta l’energia elettrica? Con rumorosi gruppi elettrogeni a gasolio, dato che il fotovoltaico con le giornate nuvolose non produce energia? Dove finiranno gli scarichi fognari e come verranno smaltiti?”. Zanoni teme pure l’inquinamento luminoso. “Portare turismo altamente consumistico ad alta quota costituisce un attacco al paesaggio, alla natura delle nostre montagne, alle Alpi e alla biodiversità, compresa la tipica fauna alpina che le norme nazionali e internazionali proteggono in via prioritaria”, tira le somme il dem.

Le precisazioni della Regione Veneto

“Una nuova offerta turistica, basata su piccoli manufatti sostenibili ed ecologici, amovibili e green. La Regione del Veneto con questo progetto di legge non costruisce o avvalla nessuna maxi struttura ricettiva in alta quota, ma attraverso questo intervento normativo si permette ai Comuni di pianificare, attraverso i propri strumenti urbanistici, strumenti moderni ed ecologici di accoglienza turistica: stanze panoramiche o case sugli alberi in alta quota per consentire, come già da tempo si fa non solo nelle dolomiti svizzere ma anche nelle regioni montane confinanti, una possibilità di fruizione diversa del territorio nell’ottica di un turismo esperienziale sostenibile. C’è chi invece, per mera polemica politica, travisa il progetto con dichiarazioni pretestuose: mi riferisco a quanto enunciato oggi dal consigliere regionale Zanoni, che parla di ‘grandi alberghi in quota’, evidentemente senza aver letto una riga del progetto”. Così l’assessore regionale alla Pianificazione territoriale e urbanistica Cristiano Corazzari interviene in merito l’esame del disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale “Modifiche alla legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 – Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto” all’ordine del giorno oggi in Seconda Commissione consiliare.

Non sono alberghi, sono manufatti a basso impatto per un’accoglienza temporanea – prosegue Corazzari – Stiamo parlando di manufatti limitati nel numero e nella capienza ricettiva. Grazie a questa norma le amministrazioni comunali potranno valutare l’opportunità di realizzare queste strutture: saranno quindi i Municipi a dare il via libera, non certo la Regione. Per il Veneto è una forma di modernità nell’offerta turistica, per stare al passo con un tipo di offerta molto apprezzata all’estero e in Italia, dedicata a un turismo di nicchia, un turismo slow e sostenibile. Chi sostiene il contrario e volutamente mistifica il progetto, fa il male della montagna e di quegli operatori turistici, molti dei quali giovani, che lottano per difendere il loro territorio e conservare opportunità di lavoro nelle terre alte.”.

 

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