L’Italia è un Paese che ha “la memoria corta”. Dall’alluvione di Firenze “non è che non abbia fatto nulla, ma non abbiamo ancora la determinazione necessaria per contrastare un cambiamento climatico che è nei fatti”. Lo evidenzia Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, a margine di ‘International conference on water-related risks reduction’ (la conferenza internazionale sui rischi da alluvioni e siccità), in corso a Firenze.
“Abbiamo un modello di sviluppo ancora contrario a quelli che sono gli interessi generali dei cittadini.
Do un dato: nel Paese ogni ora vengono edificati, cementati, asfaltati 10.000 metri quadrati di territorio agricolo”. Così facendo “è evidente che ci assumiamo una responsabilità rispetto a un modello di sviluppo. Non possiamo più continuare così, dobbiamo ripensare questo modello di sviluppo. Ripensare la rigenerazione urbana, quella delle aree interne” ponendo il tutto “al centro dell’azione politica”. In questo senso i consorzi di bonifica “con il piano idrico nazionale, stanno facendo la loro parte. Con l’innovazione legata soprattutto al grande piano invasi che abbiamo messo in campo insieme a Coldiretti per raccogliere l’acqua quando è troppa e metterla a disposizione, quando manca, per produrre energia e per ricaricare la falda”. Ecco “credo che questa sia una risposta seria, vera e concreta”.
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