La bomba carta è stata lanciata dai tifosi bianconeri o è stata accesa ed è esplosa all’interno del settore occupato dai tifosi granata? A più di 24 ore di distanza dal derby Torino-Juventus, l’ennesimo pomeriggio nero del calcio italiano si tinge di “giallo”.

In tarda mattinata, oggi, ad esprimere dubbi sulla prima ricostruzione accreditata da giornali e tv è stata la procura di Torino, secondo cui le piste investigative su cui lavorare sarebbero due, compresa quella di un innesco più o meno maldestro da parte di chi l’ordigno l’aveva confezionato. Nel pomeriggio, oggi, è il giudice sportivo di serie A, Giampaolo Tosel, a rinviare ogni decisione disciplinare e a sottolineare la “radicale contraddittorietà” tra il rapporto della procura federale, secondo cui “dal settore dello stadio Olimpico occupato dai sostenitori della società bianconera era stata lanciata una ‘bomba-carta’ nel settore denominato ‘Curva Primavera’, occupato dai sostenitori rivali, e la comunicazione dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive in base al quale l’ordigno potrebbe essere stato “confezionato e fatto esplodere dagli stessi tifosi torinisti”.

Poco più di un’ora, e dalla Digos arriva un’altra versione, che poi è quella originaria: gli autori del lancio incriminato sono gli juventini, “inchiodati” alle loro responsabilità da un filmato trovato su internet, tuttora al vaglio della polizia.

Ma, juventini o torinisti che siano stati, la riflessione da fare pare soltanto una: siamo davanti ad una “tecnica della paura” che ha ormai invaso ogni campo. Una violenza di base che non ha più confini spazio-temporali, nè di appartenenze politiche. C’è una massiccia adesione alla lotta contro la regola, l’ordine. Ecco perchè non è soltanto il calcio violento che deve far paura, ma la direzione che sta prendendo l’uomo di ogni giorno, dal tifoso all’imprenditore, al marito e padre impazziti o strategicamente, drammaticamente, conformi al sistema.

 

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