Per molti italiani recarsi in banca sta diventando un lusso. Nel 2022 le banche hanno chiuso 554 sportelli sul territorio nazionale, un’ulteriore contrazione del 2,6% rispetto al 2021. L’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, che elabora i dati resi disponibili al 31/12/2022 da Bankitalia e Istat, disegna un quadro preoccupante.

Aumenta in parallelo il numero di persone che non hanno accesso a una filiale nel comune di residenza: sono oltre 4 milioni, quasi 250mila in piĂ¹ di un anno fa. Numeri destinati a crescere: circa di 6 milioni d’italiani, residenti in comuni nei quali è rimasto un solo sportello, rischiano di trovarsi a breve nella stessa condizione.

Cala anche il rapporto tra popolazione e numero di sportelli (da 36,5 a 35,5 ogni 100mila abitanti). La fuga delle banche dai territori non investe solo i centri di piccole dimensioni: tra i comuni completamente desertificati 9 hanno piĂ¹ di 10mila abitanti, mentre tra quelli con un solo sportello 12 sono al di sopra dei 15mila abitanti.

Confrontando i numeri con quelli di un anno fa emerge inoltre che il fenomeno non avanza in modo omogeneo tra le diverse aree del Paese. Nel 2022 le regioni piĂ¹ colpite sono state Lombardia (- 3,6%), Lazio (- 3,5%), Molise (- 3,4%), Friuli Venezia Giulia (3%). Nel complesso, a livello nazionale, la perdita di sportelli è stata del 2,6%. La media nazionale è del 39,9%. “Le banche dovrebbero riflettere sulle conseguenze delle chiusure per la coesione sociale ed economica del Paese”, commenta il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani.

“Continuare a ridurre la presenza sui territori significa muoversi in direzione opposta agli obiettivi del Pnrr, che punta invece a chiudere il gap di sviluppo tra le diverse aree del Paese. Il progetto Polis, con cui Poste Italiane investirà 1,2 miliardi di euro, punta ad avvicinare i servizi della pubblica amministrazione ai cittadini integrando la rete fisica degli sportelli con il canale digitale”. Si tratta, sottolinea Colombani, “di un’iniziativa che rappresenta una grande possibilità di sviluppo per le piccole comunità e le aree interne, destinate altrimenti alla marginalizzazione“.

Un’iniziativa che “le banche dovrebbero valutare con molta attenzione per ricercare soluzioni indirizzate all’erogazione di servizi ai clienti compatibili con l’attivitĂ  bancaria, al fine di diversificare le fonti di ricavo e al contempo ampliare il patrimonio informativo determinante per le politiche del risparmio e del credito. Non va dimenticato infatti che le banche, pur essendo imprese, rivestono secondo la Costituzione una funzione sociale che il cambiamento d’epoca rende decisiva. L’ampliamento dei servizi e il ritorno alla territorialitĂ , anche da parte delle grandi banche, consentirebbero – conclude il segretario generale di First Cisl – di coniugare i target di reddito con l’utilità sociale e la connessa nuova occupazione che ne deriverebbe”.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia