Non si placano i commenti per l’aggressione subita da un portiere 13enne dal padre di un avversario alla fine di una partita del Torneo Super Oscar per Under 14 tra Csf Carmagnola e Volpiano Pianese. Un episodio sconvolgente, “un atto di violenza che deve essere condannato da tutti coloro che si riconoscono nei valori sani che lo sport deve rappresentare”. Lo scrive l’Associazione Italiana Arbitri, esprimendo “solidarietà al giovane portiere”.

L’ASSOCIAZIONE ITALIANA ARBITRI: “AGGRESSIONE INQUALIFICABILE E INGIUSTIFICABILE”

“La violenza è un problema sociale che si deve combattere tutti insieme –  ha detto il Presidente dell’Aia, Antonio Zappi – A nome degli arbitri italiani, vittime talvolta di episodi analoghi, desidero rivolgere a questo giovane portiere tutta la nostra solidarietà. Definiamo inqualificabile e ingiustificabile l’aggressione, subita per mano del padre di un suo coetaneo, in una giornata che doveva essere di solo divertimento. Un atto vile, compiuto nei confronti di un minore, che deve essere condannato da tutto il mondo sportivo“.

IL PARAPIGLIA NEL FINE PARTITA

I fatti sono accaduti al termine del match di domenica. “Gli animi in campo erano accesi, la partita era molto combattuta. Al fischio finale qualche sfottò dei giocatori del Carmagnola e alcune risposte hanno acceso un parapiglia. Ma si trattava di semplici discussioni tra ragazzi, le avremmo placate senza problemi. Ma all’improvviso un genitore si è lanciato in campo ed è andato a picchiare il nostro portiere“, ha raccontato l’allenatore del Volpiano, Andrea Mirasola, al Corriere della Sera.

IL RACCONTO DEL PADRE: “HO AVUTO PAURA CHE LO UCCIDESSE”

Attimi pieni di paura che hanno spedito il 13enne in ospedale con vari traumi. “Ho visto un cinghiale alto due metri scavalcare la recinzione e prendere a pugni mio figlio. Io sono mingherlino, mi sono buttato su di lui, ma era una montagna. Ho avuto paura che lo uccidesse“, ha dichiarato Angelo, padre del ragazzo, a ‘Lettere dal Farwest’ di Salvo Sottile. Un timore reale che mai avrebbe pensato di provare, a maggior ragione durante una partita di calcio.

Era iniziata come una zuffa da ragazzini – ha aggiunto -. Uno spintone, qualche parola di troppo, un pugno volato e mio figlio che ha risposto. Cose che succedono a quell’età, lo sport è anche questo: si litiga, ci si scalda, poi si torna a casa e si pensa già alla prossima partita. Avrebbe dovuto finire lì. Invece no”.

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