“Cari amici, temo che questa sarà l’ultima lettera che vi scrivo dalla Global Sumud Flotilla, ora a sole 120 miglia nautiche dalle coste di Gaza“: a scriverlo e a prepararsi al “rapimento illegale da parte di Israele” non è un attivista qualsiasi a bordo della Flotilla, ma qualcuno che sta facendo parlare molto di sé nelle ultime ore.
DAVIDE ADLER, CHI È
Si chiama David Adler, 33 anni, sul suo sito personale si definisce “un economista politico e cittadino statunitense, francese e australiano” e co-coordinatore della Progressive international, movimento che punta a “organizzare e mobilitare le forze progressiste che condividano la visione di un mondo trasformato”. Il punto è che David Adler è di origine ebrea.
Il suo precedente messaggio, postato a bordo della nave Family, su X appena ieri, martedì 30 ottobre, ha avuto in meno di 24 ore ben 1,4 milioni di visualizzazioni ed è stato condiviso 7.420 volte. In un intervento molto personale, ha cercato di spiegare al mondo cosa significhi per lui essere ebreo in una missione che sta per entrare nella “Zona Rossa” durante Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario ebraico.
“Ritengo- ha scritto- sia una benedizione che l’intercettazione si avvicini all’inizio dello Yom Kippur, il nostro giorno annuale di espiazione, che ci invita a riflettere sui nostri peccati e su cosa possiamo fare per ripararli nello spirito del tikkun olam”. Questo perché “Come possiamo espiare ciò che è stato commesso in nostro nome? Come possiamo chiedere perdono per i peccati che si moltiplicano di ora in ora, mentre bombe e proiettili piovono su Gaza?”, si è interrogato l’attivista ebreo. La risposta arriva poche righe dopo: “Mi sono unito a questa flottiglia come qualsiasi altro delegato, per difendere l’umanità, prima che sia troppo tardi. Ma durante lo Yom Kippur, mi viene ricordato che sono qui anche perché la mia eredità ebraica lo richiede”.
Poche ore fa, a 120 miglia nautiche dalle coste di Gaza, David ha invece scritto quella che pensa potrà essere l’ultima lettera a bordo della Family. Ha raccontato come è trascorsa la notte, sotto il peso delle navi militari israeliane. “Hanno attaccato le nostre imbarcazioni, intimidito il nostro equipaggio e disattivato le nostre comunicazioni”, scrive. Tattiche che di fatto, ritiene, precedono “ciò che temiamo da tempo: il rapimento illegale da parte di Israele in acque internazionali”.
“NOI SIAMO PRONTI E UNA NUOVA FLOTTA IN VIAGGIO PER ROMPERE L’ASSEDIO”
“Mentre scrivo- prosegue- ci stiamo preparando per un attacco così imminente. Conosciamo le procedure. Conosciamo i protocolli. Quando saliranno a bordo delle nostre imbarcazioni, non opporremo resistenza. Siamo pronti”.
Assicura che dai nostri cellulari e dalle telecamere a circuito chiuso tenteranno di documentare tutto quello che accadrà:” Lo trasmetteremo al mondo”. Quindi lancia l’appello a chi sta leggendo le sue parole: “Faremo affidamento su di voi per diffondere la notizia di questo attacco criminale”. E ancora: “Anche se le nostre imbarcazioni potrebbero essere intercettate, la richiesta di un corridoio sopravviverà a questa flottiglia; una nuova flotta di navi è già in viaggio dalla Corsica per rompere l’assedio. Il nostro movimento non fa che crescere”, assicura.
“NON TEMETE PER NOI, MA SCATENATE L’INFERNO”
David lancia un’altra richiesta a tutti coloro che sostengono la crociata della Flotilla: “Quando sentirete che siamo stati intercettati – e lo sentirete nelle prossime ore – per favore non temete per noi. Sapevamo a cosa andavamo incontro. Abbiamo fatto questa scelta con gli occhi aperti e il cuore colmo. Invece, scatenate l’inferno”. Ovvero: “Fate post su Instagram, urlate contro i nostri patetici rappresentanti e unitevi alla nostra richiesta di un corridoio umanitario, ora. Non come un sogno, ma come una politica concreta. Le infrastrutture che non siamo riusciti a completare, gli stati devono costruirle. L’assedio che siamo venuti a spezzare, deve finire una volta per tutte”.
