Una storia che sembra la trama di un film, ma che invece è vera ed è stata ricostruita in un’aula di tribunale, dove la giustizia ha stabilito un risarcimento da record .

Il 22 giugno del 1989, all’ospedale di Canosa in Puglia nascevano due bimbe da due madri differenti, Antonella e Lorena. La prassi vuole che una volta venuti alla luce ai neonati venga messo al polso un braccialetto identico a quello della madre, con le stesse informazioni proprio per far sì che nessun operatore sanitario possa confondersi.

Qui c’è stato l’errore che ha pregiudicato il futuro delle due bimbe, non è stato messo loro alcun braccialetto identificativo e le due bimbe sono state date rispettivamente alla madre sbagliata. Un errore che ha cambiato il destino di Antonella che si è ritrovata a crescere in una famiglia disfunzionale dove la madre l’ha abbandonata e il padre violento la maltrattava, e Lorena che ha trovato una famiglia che l’ha cresciuta che però non era la sua.

Sono passati gli anni e Antonella è stata affidata ad una nuova famiglia. Nel 2012 però cambia tutto dopo che Antonella nota delle foto su Facebook di alcune donne che le somigliavano parecchio. In particolare, ha notato che Caterina, la madre di Lorena, le somigliava in maniera impressionante. Qui è iniziato il contatto, il test del Dna e l’amara scoperta che ha condizionato le loro vite prima e ancora oggi.

Il maxi-risarcimento per le due bimbe scambiate in culla

Antonella decide dunque di fare causa all’ospedale e alla regione Puglia e, dieci anni dopo, è arrivata la sentenza del tribunale di Trani: la regione Puglia dovrà risarcire un milione di euro ad Antonella e alla sua vera famiglia con cui non è potuta stare per ben 23 anni e, ancor peggio, è dovuta crescere con i traumi di una famiglia disfunzionale.

Anche Lorena ha deciso di fare causa per chiedere il risarcimento per non aver mai conosciuto la sua famiglia di origine.

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