“Sei grasso, ammazzati”. Sberle travestite da parole che su un adolescente possono veramente uccidere. Sentendosi rifiutato dai suoi coetanei. L’unico posto in cui trova respiro i suoi libri di scuola, nella sua stanzetta. Ma in classe, a scuola, è un inferno. Che lo raggiunge sul telefonino: lì la vessazione continua: “sei brutto, fai schifo, sei inutile”. Messaggi che vengono letti da un maresciallo dei carabinieri che decide di intervenire.
Non importa sapere in quale città e in quale scuola questo sia accaduto. Lui, il ragazzino bullizzato, potrebbe essere chiunque. Lo chiameremo Luca. Ma la storia è vera e viene raccontata, in forma anonima, a maggio nel calendario storico 2025 dell’Arma dei carabinieri.
Un racconto che si svolge in una caserma. Nella sala d’attesa c’è una mamma. Una signora ben conosciuta in paese dove fa la salumiera. Mai nulla di strano su di lei o sulla sua famiglia e la sua presenza lì preoccupa il piantone. Le chiede più volte di cosa avesse bisogno, ma lei solo una cosa vuol fare: “voglio parlare col maresciallo”. Mentre lo dice stringe ancora più forte la sua borsetta. Lì dentro la causa dei pensieri che un genitore non vorrebbe mai provare. Lì dentro c’è il cellulare di suo figlio. Da quando ha letto cosa gli scrivono i suoi compagni di scuola si è sentita disperata. Anche gelata nella possibilità di potere far qualcosa per aiutarlo senza fare ancora più danni. Senza che gli sfuggisse dal suo amore. Così, questa madre ha deciso di andare dai carabinieri: “non voglio denunciare nessuno, perché farebbero ancora di più terra bruciata a Luca, ma non posso stare ferma col terrore che succeda qualcosa di terribile. Per questo sono venuta da lei”.
Il maresciallo che la ascolta, la guarda. E la vede. Vede una donna disperata con la paura di perdere il proprio figlio. Capisce cosa intende questa madre, pallida in volto, seduta difronte a lui. Capisce che un passo falso può rendere la vittima ancor più vittima, mentre i suoi aguzzini potrebbero diventare ancora più cattivi con lui. Chi osa parlare viene punito, funziona spesso così, in dinamiche che si intrufolano fin troppo nel mondo dei ragazzi e che gli adulti rischiano di sottovalutare.
“Signora stia tranquilla, adesso a Luca ci penso io”. Questo maresciallo saluta la donna. Probabilmente i suoi occhi la seguono finché non esce dal portone della Stazione. Lui, invece, più tardi varcherà quello della scuola di Luca. Va dal preside. Lo fa a titolo personale, ma anche per i ‘tanti Luca’. Parla col preside, gli spiega cosa sta accadendo dentro e fuori dalla classe. Ma non si fermerà solo a questo. Andrà a parlare anche con i genitori dei bulli, perché intervengano nel loro ruolo di educatori. Per evitare che a Luca possa accadere qualcosa di brutto, ma anche per dare anche una chance ai suoi bulli di essere dei giovani migliori.
di Redazione AltovicentinOnline
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