Stop alla partecipazione in società da parte degli  enti pubblici regionali. Lo prevede un Progetto di Legge presentato dal Nuovo Centro Destra e approvato oggi a larga maggioranza, 42 si e il solo voto contrario dell’assessore Isi Coppola, dal Consiglio regionale. In sostanza la legge stabilisce che agli enti pubblici regionali, ivi comprese le aziende sanitarie e le amministrazioni controllate dalla Regione, non è consentito costituire società e detenere partecipazioni in società, salvo espressa autorizzazione da parte della Giunta regionale in ragione dell’accertata convenienza economica della partecipazione.

Il provvedimento prosegue il percorso avviato dalla Regione e finalizzato a ridurre la spesa della politica, che ha visto prima la soppressione di alcune società regionali ritenute inutili (Ferrovie Venete srl, Immobiliare Marco Polo, Società Veneziana Canalgrande e Terme di Recoaro, oltre il recesso dalla società Alemagna) e successivamente, con la legge 39/2013, l’introduzione di nuove norme per quanto riguarda gli organi direttivi, gli amministratori e il personale delle società partecipate. Per quanto riguarda le società controllate la nuova legge applica proprio quanto previsto dalla legge 39/2013, ovvero limitando a 3 il numero massimo dei componenti dei consigli di amministrazione (due dei quali dovranno essere dipendenti regionali) e stabilendo che lo stipendio dell’amministratore delegato non possa superare gli 80 mila euro lordi (25 mila euro per i consiglieri di amministrazione e 20 mila euro per i revisori dei conti).

Aboliti, inoltre, i gettoni di presenza per i componenti degli organi sociali. Il trattamento economico annuo del personale – non potrà essere superiore a quello del personale della Regione con analoga qualifica. Bilanci, costi, acquisti e reclutamento del personale dovranno essere pubblicati nel sito web della società, in modo da garantire la trasparenza di gestione.

La legge approvata stabilisce, inoltre, che gli enti regionali, che non intendano produrre lavori, servizi e beni, li acquisiscano facendo ricorso al libero mercato tramite gara, mentre la Giunta valuterà il raggiungimento delle finalità e gli effetti prodotti dall’affidamento. “Dopo la legge per regolare il funzionamento e limitare le spese della società partecipate direttamente dalla Regione – ha spiegato Toniolo – ora interveniamo sulle società partecipate dagli enti regionali, come Arpav, Iov, Istituto Zooprofilattico, Esu, Ater, Enti Parco, Comunità montane, Consorzi di Bonifica e Veneto Agricoltura. Sono circa un’ottantina – ha precisato l’esponente del NCD – senza contare quelle partecipate dalle ULSS.

E’ evidente che anche a questo livello ci vuole un quadro ordinamentale – prosegue – tenendo come norma fondamentale il fatto che non possono essere costituite o mantenute da parte degli enti strumentali partecipazioni in società terze, salvo in quei casi di una dimostrata necessità e convenienza economica. E’ indubbio – ha concluso Toniolo – che con questa normativa per la Regione vi sarà un buon ritorno economico in termini di minori costi diretti ed indiretti”.

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