di Nicola Perrone

Perché alla fine ci sentiamo avvolti in un malessere, bloccati e impotenti?

Che cosa stiamo aspettando, che cosa deve accadere per darci di nuovo slancio? Molti analisti si soffermano sulla decadenza del nostro sistema occidentale. Si fa spesso riferimento alla fine dell’Impero Romano senza ricordare però che la fase di passaggio durò 400 anni, non proprio una passeggiata. Per capire lo stallo, il blocco in cui stiamo basta fare riferimento a quanto accade quando arriva il nuovo modello iPhone: tutti, dagli osservatori agli utilizzatori, si ritrovano a dire che è ‘la versione migliorata del modello precedente’. Insomma, viviamo nell’attesa di qualcosa che possa veramente suscitare stupore e grande ammirazione, mentre ci ritroviamo immersi in un tempo ridotto ad attimo che altro non fa che accrescere l’ansia, perché la velocità della nostra vita quotidiana non si sposa col cambiamento, ma solo con l’attesa, un’attesa che il più delle volte accresce solo la frustrazione.

Afferma Ross Douthat, analista e commentatore (conservatore) del New York Times: “Stiamo invecchiando, comodamente bloccati, sradicati dal passato e non più ottimisti sul futuro, rifiutando la memoria e l’ambizione mentre attendiamo un’innovazione una rivelazione che possa salvarci”.

Il mondo in cui viviamo, la triste considerazione, è stato sterilizzato dai desideri degli abitanti.  Ma la rivoluzione di internet, dell’intelligenza artificiale, di Amazon e tutte le diavolerie che si sfornano nella Silicon Valley?

A pensarci bene altro non hanno fatto che migliorare un pochino il quotidiano, intrattenendoci e deviandoci magari per non farci pensare al tempo che passa, ma non sono state veramente delle innovazioni che hanno rivoluzionato nel profondo e dato un senso nuovo alle nostre vite.

E si spiega solo così la voglia matta di un tipo come Elon Musk, che vuole arrivare prima di tutti su Marte. Non importa per fare cosa, tipi come lui hanno bisogno di una frontiera alta, perché quelle terrene ormai le hanno superate tutte. Solo così possono continuare a sognare, a sentirsi grandi uomini, anche se restano umanamente dei poveracci. E un tipo come Musk, che all’inizio si era illuso che con i suoi miliardi dati a Trump il presidente degli Stati Uniti lo avrebbe seguito nelle sue avventure, non poteva che finire come è finito, rottura totale e disprezzo per la politica del palazzinaro che si è insediato alla Casa Bianca.

Trump, da affarista che pensa a concretizzare subito un guadagno, non è uomo che guarda le stelle ma a quanto valgono le stalle. Non sa che farsene del futuro, meglio guadagnare sul presente illudendo la gente che si possa tornare al glorioso passato. Quando eravamo quasi tutti ignoranti ma più felici, come diceva Adriano Celentano, ‘il re degli ignoranti’ e vero padre del populismo italiano.

Vi chiedo un minuto per questa poesia del grande poeta greco Costantino Kavafis, che già nel 1898 aveva colto il problema che oggi viviamo in questa parte di mondo:

Aspettando i barbari

Che cosa aspettiamo, raccolti nella piazza?

Oggi arrivano i barbari.

Perché mai tanta inerzia, no Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?

Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devono fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.

Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?

Oggi arrivano i barbari
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.

Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?

Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.

Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?

Oggi arrivano i barbari:

sdegnano la retorica e le arringhe.

Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.

E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.

Penso alla maggioranza degli americani che hanno creduto nel barbaro Trump, che veramente avrebbe riportato gloria, ricchezza e splendore nelle loro tristi vite. Penso ai tanti che anche dalle nostre parti si affidano ai nostrani ‘barbari’, fidandosi che anche loro ci riporteranno nel fantastico mondo che abbiamo vissuto.

Un falso, perché frutto della nostalgia, che ricorda solo i momenti belli della giovinezza. Fatevi una ragione, questa non può tornare, ed anche se i super miliardari come Peter Thiel stanno investendo miliardi e miliardi in ricerche segrete per trovare l’elisir di lunga vita, dovessero arrivare anche a 120 anni, alla fine moriranno anche loro.

Sempre che con la loro voracità quotidiana, il loro fregarsene di tutto e tutti, di sghignazzare in faccia a quanti parlano di crisi ambientale, non portino al collasso questo nostro pianeta prima del tempo.

In America, alla fine, i ‘barbari trumpiani’ sono arrivati, si sono piazzati e stanno governando al posto dei vecchi rincitrulliti. Ma le nuove leggi non stanno funzionando, anzi, le cose stanno peggiorando rispetto a prima. Il problema adesso è come spedire fuori da casa i barbari.

Siamo condannati? No, se cominciamo a riscoprire la speranza, solo la speranza può veramente aprirci al nuovo, a ciò che non c’è mai stato. Come dice il filosofo coreano Byung Chul Han, sperare significa ‘far credito alla realtà’, donarle fiducia così che essa sia foriera di futuro. La speranza ‘fa di noi stessi dei creditori del futuro’. Unico ‘rimedio all’angoscia, che porta via ogni fiducia, sottrae ogni credito alla realtà, impedisce ogni futuro’.

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