Un foglietto, un bloc notes sequestrato il 14 maggio in via Canova, a Garlasco, casa dei genitori di Andrea Sempio. Sopra, poche parole: “Venditti / gip archivia x 20-30 euro”. Data: febbraio 2016, sbagliata di un anno. Grafia attribuita a Giuseppe Sempio. È quell’appunto a mano, trasmesso da Pavia a Brescia, ad aver acceso la miccia dell’inchiesta che stamattina all’alba ha portato ad un blitz clamoroso. La Guardia di finanza e i carabinieri hanno perquisito tre residenze dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti – oggi presidente del Casinò di Campione – oltre alle abitazioni dei Sempio, degli zii e di due ex carabinieri della sezione di polizia giudiziaria pavese, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto.
Venditti è l’unico indagato al momento, con un’accusa pesantissima: corruzione in atti giudiziari. Secondo i pm bresciani Claudia Moregola e Francesco Prete, ci sarebbe stato un pagamento in contanti per alleggerire l’inchiesta che nel 2017 sfiorò Sempio, il 37enne da anni ombra del caso Poggi.
Le carte raccontano di indagini zoppicanti: intercettazioni trascritte con omissioni sospette, atti scarsi, un’archiviazione lampo. L’ipotesi degli inquirenti è chiara: dietro ci sarebbe stato il dolo. E il denaro.
Le verifiche del Gico della Finanza hanno ricostruito movimenti bancari dai parenti di Sempio a Giuseppe Sempio, il padre. Oltre 40mila euro. Solo una parte tracciata: più di 6mila euro finiti a Luciano Garofano, ex generale dei Ris e oggi consulente di Sempio. Una consulenza fantasma: nessuna memoria depositata, nessun incarico ufficiale dagli avvocati di allora. Restano oltre 33mila euro evaporati, cifra che per la procura di Brescia coincide con il misterioso appunto. A rinforzare i sospetti, vecchie intercettazioni del 2017: frasi su soldi, assegni, pagamenti mai trascritte per intero nei brogliacci ufficiali.
