A sorpresa, torna il contatto diretto tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin. È stato lo stesso inquilino della Casa Bianca a rivelare, tramite un post pubblicato su Truth Social, di aver avuto un lungo colloquio telefonico con il leader del Cremlino. La conversazione, della durata di circa un’ora e un quarto, è stata confermata ufficialmente dal portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, che ha parlato all’agenzia russa Tass.

Nel suo resoconto pubblico, Trump ha definito la telefonata “una buona conversazione”, pur chiarendo che non si tratta di un passo risolutivo verso una pace immediata. I due presidenti hanno discusso della guerra in Ucraina, in particolare del recente attacco sferrato da Kiev contro aerei russi a terra, attacco che – secondo Trump – Putin ha promesso di non lasciare senza risposta.
L’IRAN
Il colloquio ha toccato anche il dossier più spinoso del Medio Oriente: quello sul programma nucleare iraniano. Trump ha dichiarato di aver ribadito al presidente russo che “l’Iran non può avere armi nucleari”, e di aver trovato accordo da parte di Putin su questa linea. Secondo quanto riportato dal presidente americano, Mosca sarebbe pronta a partecipare attivamente ai colloqui per indurre Teheran a una decisione rapida. “L’Iran sta prendendo tempo – ha scritto Trump – ma una risposta definitiva su questa questione cruciale non può più attendere”.
Proprio oggi il Cremlino ha reso nota anche un’altra telefonata, stavolta tra Putin e papa Leone XIV, definita “costruttiva”. Il presidente russo ha denunciato nel corso della chiamata quelli che ha definito “attacchi deliberati contro civili” da parte dell’Ucraina, etichettandoli come “terrorismo”, e ha accusato i Paesi occidentali di fornire armi e coordinate a Kiev per condurre questi attacchi in territorio russo.
L’ASSE RUSSIA-COREA
La Russia intanto rafforza il suo asse internazionale. Il capo del Consiglio di Sicurezza Serghei Shoigu si trova a Pyongyang, dove ha incontrato Kim Jong-un per discutere della guerra in Ucraina e della situazione nella penisola coreana. Sullo sfondo, l’Unione Europea che si prepara a estendere fino al 2027 la protezione temporanea per i profughi ucraini e che, parallelamente, comincia a discutere di un piano per il loro eventuale rimpatrio.
