di Nicola Perrone
La verità dei fatti e quella che ognuno si racconta e che vorrebbe imporre a tutti anche con la forza. Mai come in queste ore la professione giornalistica è sotto attacco e mai come in queste ore dimostra quanto sia importante e preziosa avere qualcuno che, anche rischiando non solo il posto ma a volte anche la vita, testardamente cerca di scoprire la verità e di raccontarla senza sconti ai potenti di turno.
Partiamo da Trump, che dopo aver dato 14 giorni all’Iran per trattare, dopo qualche ora ha scatenato la guerra inviando i suoi super aerei a bombardare i siti nucleari iraniani. Il giorno dopo, con aria tronfia e circondato dai suoi fedeli e dal bravo generale dai molti anelli e pronto ‘a uccidere per lei signore, il Presidente degli Stati Uniti si è messo a fare i conti dei danni causati ai cattivoni ayatollah: “Abbiamo sganciato 14 super bombe, che abbiamo solo noi (e che potete comprare, ndr), abbiamo colpito con precisione… abbiamo distrutto tutto… L’Iran non ha più nucleare” e via con altre sue verità. Passa qualche ora e dagli uffici di intelligence si comincia a ridimensionare la cosa: sì, ci sono stati gravi danneggiamenti ma non così totali. Da quel momento Tump e i suoi guardaspalle promossi ministri si sono scatenati contro i giornalisti che hanno dato spazio a queste notizie, che altro non vogliono che gettare discredito sul comandante in capo, loro padrone. Addirittura, hanno indicato nome e cognome dei giornalisti che dovrebbero essere licenziati e buttati in strada “come dei cani”. La verità, per chi al momento occupa la Casa Bianca, è una sola: quello che dice Trump, punto. Smentito dai fatti e dalle carte? Non conta, sono complotti di chi lo odia.
Veniamo al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che da quando ha preso il potere altro non fa che sterminare i palestinesi ogni giorno. Non conta il fatto che Israele sia l’unico stato dotato di armi nucleari, l’unico che dispone dell’esercito più potente e attrezzato finanziato a suon di miliardi da Stati Uniti e company. No, sono gli altri a rappresentare un pericolo e quindi è giusto eliminarli. Poi sulle tv del mondo scorrono le immagini di Gaza devastata, distrutta, di gente affamata che arranca e vive tra i calcinacci, che muore di fame, e uno si domanda: ma allora i nemici di Netanyahu alla fine sono proprio questi poveracci, li vuole proprio eliminare tutti per avere altro territorio da dare ai suoi coloni elettori o magari appaltarlo agli amici palazzinari di Trump, che già hanno pronti i loro piani per trasformare Gaza nella Las Vegas del Medio Oriente a disposizione dei viziosi miliardari che abitano da quelle parti. E i tanti palestinesi che alla fine comunque rimarranno? Beh, li si sposterà in Siria e in Libia in cambio di qualche mancia ai ras locali che poi li potranno utilizzarli come mano d’opera a basso costo per la ricostruzione dei loro paesi o addestrarli come carne da macello per le guerre che prima o poi scateneranno. Anche in terra d’Israele va riconosciuto e salvaguardato il lavoro prezioso di quei giornalisti che comunque combattono le menzogne della destra al governo, che danno spazio alle tante proteste dei cittadini israeliani che hanno capito da tempo che per Netanyahu la guerra è solo un modo di sfuggire alla galera che lo attende da anni per i suoi tanti crimini. Adesso Bibi pensa pure di capitalizzare lo sterminio palestinese in voti elettorali, pensa di anticipare il voto così magari riesce a fregare ancora una volta la maggioranza dei consensi. E speriamo che i colleghi giornalisti che si battono per la verità riescano a farla arrivare anche a tutti i loro concittadini.
Noi giornalisti, anche in Italia, abbiamo molte colpe. Oggi è apparso uno striscione (nella foto) alla stazione di Milano che sottolinea una dura realtà. Sempre meno cittadini pensano che informarsi attraverso i media sia importante, tanto le news di tutti mi arrivano sul mio cellulare. E non fa niente se poi qualcuno scopre che quelle news altro non sono che le strampalate verità degli interessati di turno.
Badate che la strategia è molto chiara: a questi ‘lor signori’ non interessa che le loro assurdità diventino o possano essere ritenute verità. A loro basta che queste creino un dubbio, così che la gente sia portata a pensare “forse allora…”. Per questo bisogna resistere, tornare a svolgere il nostro lavoro con cura e soprattutto pensando che la battaglia non è persa, che alla fine un’informazione di qualità e affidabile, per garantire il diritto di tutte le persone ad essere informate per poter scegliere e decidere, possa tornare centrale e importante. Ribaltando lo slogan apparso oggi sullo striscione di Milano: forse ci saranno sempre dei giornalisti che si vendono ma saranno sempre e sempre di più quelli che lavorano per scoprire la verità e farla conoscere, perché i cattivi vengano messi in grado di non nuocere.
