Che in Veneto ci fosse interferenza politica sul comparto Sanità è cosa che si percepisce da tempo, quello che forse non ci si sarebbe aspettati era che a rischiare di farne le spese fosse chi, in fase di emergenza, ha rappresentato un faro a cui ispirarsi ed è stato in grado di farsi prendere come modello a livello internazionale.

Questa volta infatti, ad affermare che in Veneto conta più la fede politica della competenza è nientemeno che Andrea Crisanti, virogolo di fama internazionale, direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova e del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università di Padova e numero uno indiscusso durante l’emergenza covid.

Lo fa senza mezzi termini, dopo aver appreso che il governatore Luca Zaia, pur avendo sottolineato oggi stesso (lunedì 3 agosto) in conferenza stampa dell’importanza assoluta del dipartimento di Padova, in un futuro prossimo dovrà far riferimento a Treviso, ovvero a Roberto Rigoli, primario dell’unità complessa dell’ospedale Ca’ Foncello, che da Venezia aveva ricevuto la delega di coordinare le 14 strutture di microbiologia del Veneto.

“Sono venuto a Padova per dirigere la Microbiologia e ho dato il mio contributo, di tutte queste beghe mi interesso pochissimo – ha commentato il virogolo a Il Mattino di Padova – Tuttavia qui si valuta la fedeltà politica più delle capacità tecniche, di visione e analisi. Nel nostro laboratorio è stata decifrata l’epidemia ed è stato fatto l’unico lavoro scientifico di cui si parla nel mondo. Queste cose vengono ignorate e io ne prendo atto”.

E’ bufera tra Zaia e Crisanti ed è già la seconda volta che il metodo che, secondo l’opinione mondiale, è stato il vero artefice del successo veneto. Solo qualche mese fa infatti, era stato proprio Luca Zaia ad attribuire il merito alla dottoressa Francesca Russo, spostando quindi l’attenzione del ‘modello Vò’ sulla Regione, togliendone all’occhio del pubblico la paternità a Crisanti. E ora l’affondo.

Il commento di Crisanti è pesante: “Auguro buona fortuna ai veneti. Non ne sapevo nulla, ma questa è la conferma che il mondo va al contrario. L’ospedale di Treviso non solo ha fatto pochissimo lavoro di analisi durante l’epidemia, ma ha registrato un numero altissimo di infezioni. Evidentemente è così che vengono definiti gli standard qui. Ed è disarmante che presupposti valori di fedeltà prevalgano sulla salute pubblica. Contro Rigoli non ho nulla, ma dal punto di vista scientifico, la sua capacità di analisi e le sue pubblicazioni parlano da sole e parlano chiaro. Se lo riterrò necessario, disubbidirò, non esiste ordine o legge che mi possa impedire di andare contro i valori scientifici. Qui ci sono molte cose che vanno a rovescio e alcune di queste mi ricordano il motivo per cui me ne sono andato dall’Italia per lavorare in un paese in cui le bugie dei singoli e dei politici vengono considerate un delitto”.

Il commento di Enrico Cappelletti, candidato alle regionali per il Movimento 5 Stelle

“Finché Crisanti era il volto del modello Veneto, i risultati sono stati eccellenti. Ora che i rapporti con Zaia si sono interrotti bruscamente, è chiaro come le scelte del governatore si basino più sulla fedeltà politica che sulla scienza. E a rimetterci è solo la salute dei cittadini. Zaia ha scelto Treviso come centro di riferimento delle Microbiologie, ennesimo schiaffo a Crisanti da parte della sua amministrazione. Vergognosa inoltre la pagella che la Regione ha dato al polo ospedaliero di Padova, relegandolo alla stregua di un’Asl minore nonostante il ruolo decisivo che ha avuto negli scorsi mesi nella lotta al coronavirus. Tutto questo dimostra che quando si afferma una verità scomoda, il presidente non esita a fartela pagare. E questo a discapito della salute pubblica. Se andiamo avanti di questo passo, la strada intrapresa da Fontana e Gallera non sembra poi tanto lontana”.

A.B.

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