“Che fine ha fatto la Commissione d’inchiesta sulle Case di Riposo che deve, o dovrebbe, vedere la luce in Consiglio regionale? Perché nessuno ne parla più? Domani scadono i termini per la presentazione delle candidature per farne parte e, a quanto pare, con le designazioni siamo ancora molto indietro. Sarebbe gravissimo, totalmente inaccettabile se, per qualche vizio formale di date o di composizione, si rinunciasse a fare chiarezza, per quanto di nostra competenza, su uno dei buchi neri nella gestione veneta del Coronavirus”. Così Erika Baldin, Consigliera regionale del Movimento 5 Stelle che interviene “Dopo che il presidente dell’Assemblea legislativa Roberto Ciambetti, in Aula, ha ammesso che alcuni gruppi non hanno ancora espresso alcuna candidatura, che altri non la vogliono esprimere, e che comunque li solleciterà ad agire”.

“Io sono già stata designata dal mio Gruppo a far parte della Commissione – evidenzia la Consigliera – su oltre duemila morti per il virus nel Veneto, diverse centinaia si sono verificati nelle Rsa. Nonostante tutti questi lutti, per bocca dello stesso Presidente del Consiglio regionale, apprendiamo che alcuni gruppi politici non hanno intenzione di nominare nessun Consigliere per far luce sugli eventi, le dinamiche, gli errori di valutazione delle strutture dove il Covid ha fatto strage? Ci pare incredibile. E fortemente irrispettoso nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, che hanno dovuto subire un lutto in isolamento, a volte senza un perché. Sarà forse solo una colpevole inerzia degli uffici, ma che a nessuno venga in mente di dire che il tempo è poco prima della fine della legislatura perché, per far luce sulle stragi venete nelle Rsa, bisogna lavorare giorno e notte. I cittadini ci hanno eletto per questo, e la memoria dei morti ce lo ricorda ancora più forte”.

“Auspichiamo che nessuno dei gruppi di maggioranza volesse essere più realista del re e levare a Zaia una possibile patata bollente, affondando la Commissione ancora prima che salpi. Sarebbe una brutta figura per le istituzioni – conclude Baldin – e uno schiaffo al diritto dei cittadini di sapere. Attendiamo domani per tirare le conclusioni e, spero, iniziare a lavorare”.

 

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