Dilagano le truffe che affondano le radici nelle vendite online. Annunci messi in buona fede, per liberarsi di quegli oggetti che non servono più, ma che attraggono veri e propri professionisti dell’imbroglio, che puntano non solo ai soldi ma anche a rubare l’identità delle vittime. Come è accaduto ad una donna dell’hinterland di Breganze che ha messo in vendita alcuni oggetti su ‘subito.it’, trovandosi vittima di un tentativo di raggiro da parte del finto acquirente.

Un piano kafkiano, abilmente orchestrato, mirato non esclusivamente al denaro . “Sono in Costa d’Avorio, per normative legate a queste paese le posso fare un bonifico pari al doppio del valore dell’oggetto che voglio acquistare da lei. Poi mi lei mi fa un bonifico della differenza”.  Un messaggio che mette in allerta il venditore, bloccando ogni transazione, ma il danno ormai è già fatto. L’imbroglione ha già acquisito dati personali dell’ignara vittima, che userà per raggirare altre potenziali vittime.

Un presunto furto d’identità, come quello accaduto alla donna dell’hinterland di  Breganze, che si è rivolta ai carabinieri della locale stazione per cercare aiuto. Raccontando a loro l’incubo che sta vivendo da quando ha pubblicato un annuncio sul noto portale. “Avevo un paio di cose in casa di cui non sapevo che farmene. Messe ancora bene e mi dispiaceva buttarle via – racconta V.L. 33 anni – Così le ho messe in vendita online e quasi subito sono stata contattata da una certa Natalia, una donna francese che al momento viveva in Costa d’Avorio. Così almeno mi raccontava”.   Ma non esiste nessuna Natalia nella contrattazione. Un botta e risposta a suon di posta elettronica, col criminale che, per convincere V.L. della sua buona fede, le invia anche il documento d’identità. Ma era rubato, a quanto pare, alla vera Natalia.

 

Il vedere ‘in faccia’ la persona che la contattava, e non pensando che dietro a quel documento si nascondesse un truffatore, tranquillizza la 33enne che acconsente a sua volta ad inviare la propria carta d’identità. “Mi aveva spiegato che serviva per farmi il bonifico  – continua  – Ma poi mi ha detto mi avrebbe versato 320 euro e che io avrei dovuto fargliene uno da 160 euro. In modo che alla fine a me restassero i 160, corrispondenti al prezzo di vendita”. Uno richiesta di  storno che l’ha messa in allarme, facendola ritirare dalla contrattazione.
Ma non sarebbe finita qua. Perché il criminale il colpo l’avrebbe messo a segno comunque. Mettendo le mani sull’identità di V.L. che, come quella della francese Natalia, verrà usata molto probabilmente per architettare l’ennesima truffa, sempre online.

Capitano Rossetti “mai dare i propri dati e pagare in contrassegno”
Quello accaduto alla 33enne la chiamano così, ‘truffa della Costa d’Avorio’.  Un imbroglio orchestrato ad hoc, di natura fraudolenta, volto ad ottenere del denaro da persone che dichiarano di abitare in Costa d’Avorio. Finti acquirenti che non hanno alcuna intenzione di comperare l’oggetto messo in vendita e che chiedono di essere contatti, quasi esclusivamente, tramite email. Un meccanismo che nell’alto vicentino non è ancora diffuso, almeno così rilevano i dati in possesso alla Compagnia dei Carabinieri di Thiene. “E’ una truffa, o tentativo di truffa, che non ha visto sinora denunce o segnalazioni nel nostro territorio – spiega il Capitano Davide Rossetti, Comandante della Compagnia – La maggiore parte delle persone che vengono da noi è perché sono vittime delle truffe ‘classiche’. Dove la vittima è l’acquirente che anticipa un parte del prezzo del bene che vorrebbe acquistare, auto o cellulare che sia. Una contrattazione che si chiude col venditore che sparisce coi soldi, oppure che fa recapitare a casa dell’acquirente un oggetto che non ha le caratteristiche di quello messo in vendita”.
Nell’epoca digitale la transazione tra privati, sfruttando portali più o meno conosciuti come ad esempio ‘subito.it’, genera più facilmente i raggiri. “E’ sempre bene non dare mai i propri dati a chi contattiamo, o ci contattano, per un annuncio online – conclude il Capitano Rossetti  – La migliore cosa da fare è pagare in contrassegno, solo una volta che ci è stato recapitato il pacco a casa”.

78 casi nel thienese nel 2018
Di persone raggirate e che si sono rivolte alla Compagnia dei Carabinieri di Thiene. “Un dato che comprende non solo le truffe online”, precisa ancora il Capitano Rossetti, trovandosi coi propri investigatori ad inseguire chi cerca di imbrogliare bussando anche alla porta di casa della vittima. O inscenando il finto arresto di un suo parente, “suo figlio ha causato un incidente e se non paga la cauzione va in carcere”.  Ai militari dell’Arma il compito di individuare i responsabili. “Sempre per il 2018, siamo risaliti al 30% , denunciandoli”.  Un’indagine certosina, tornando al caso delle truffe online, basata sui tabulati. “Perché nella maggiore parte dei casi- conclude Rossetti – il truffatore si fa ‘pagare’ con ricariche PostePay

Paola Viero

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