Ha passato la sua prima notte in carcere il profugo nigeriano, e pusher di professione, arrestato dai carabinieri di Schio. Sullo smercio di eroina Osesumhen Destiny Ibhawoh, 25anni, aveva impiantato un grosso giro d’affari in città. Ma la base era a Cogollo del Cengio dove abitava, e da dove poi partiva, per arrivare alla stazione dei treni scledense e vendere la droga.

Sono stati alcuni cittadini di Cogollo a mettere sulle tracce di Osesumhen gli uomini del Capitano Jacopo Mattone, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Schio. Sospetto, fin troppo, quell’andirivieni di persone che bussavano alla sua porta di via Rivona 1/a nel piccolo paese della vallata.  Lì dentro il pusher nigeriano teneva la merce, pronta per essere piazzata nelle strade e nei parchi di Schio, oltre ai soldi che la
droga gli fruttava, ma non solo. I suoi clienti, pur di farsi ‘un buco’, gli davano in cambio anche il proprio cellulare, o pc, se i soldi non bastavano.

Volto più che noto alle forze dell’ordine, Osesumhen Destiny Ibhawoh era  già stato arrestato due volte l’anno scorso a Thiene. Prima dalla polizia locale a giugno e, un mese dopo, dai carabinieri .“In entrambi i casi sempre per spaccio di stupefacenti”, spiega il Capitano Mattone.

Disoccupato e senza fissa dimora, ma con parecchi soldi in casa
Dopo le segnalazioni arrivate agli uffici di via Maraschin a Schio, militari in borghese hanno pedinato il 25enne nigeriano. Lo hanno seguito, registrando tutti i suoi movimenti oltre alle persone con cui entrava in contatto. Una di queste in particolare spiccava: una più che nota conoscenza ai militari di Schio, che solo poche settimane fa lo avevano arrestato, sempre per spaccio di eroina. Nigeriano anche questo, Emmanuel Dominic è il 38enne pusher, anche questo nell’hinterland scledense, che un mese fa venne portato all’ospedale dai carabinieri. Lì i medici lo sottoposero ad una lavanda gastrica per svuotargli lo stomaco dagli ovuli di eroina, che si era ingoiato per sfuggire al controllo dell’Arma.

Un’indagine investigativa culminata ieri, quando lo hanno intercettato al parcheggio della stazione dei treni di Schio, a bordo di un’auto. Osesumhen si trovava assieme ad altri tre suoi connazionali, E.C. 26 anni, B.K. 23 anni e il 26enne O.C. L’agitazione che il quartetto ha dimostrato alla vista dei carabinieri li avrebbe traditi. Portati in caserma per un controllo i quattro avrebbero dato in escandescenze, aggredendo anche verbalmente i militari, oltre a rifiutarsi di dire come si chiamavano. Dopo una prima denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, il Capitano Davide Mattone ha subito informato il magistrato di tutta l’attività investigativa svolta, ottenendo così dal giudice il provvedimento per perquisire la casa di Osesumhen a Cogollo.

In casa a Cogollo “un laboratorio di confezionamento”
Celava la ‘merce’ dietro ad un condizionatore. Un nascondiglio dove i carabinieri hanno trovato 45 di dosi di eroina pronta per il mercato, suddivise per peso a secondo delle richieste della sua clientela. In tutto 12,2 grammi di eroina, oltre ad altri 11 grammi sigillati in un ovulo.  Una casa che sarebbe stata una sorta di laboratorio di confezionamento, dove smembrare gli ovuli di eroina e confezionare le dosi.

Carta identità ‘taroccata’, Mattone: “Stiamo indagando”
I 975 euro che lo spaccio gli avrebbe fruttato, invece, li teneva nascosti sotto al materasso. Vicino ai soldi anche la sua carta di identità italiana, sulla quale Mattone sta ancora indagando: “Da un controllo col passaporto, trovato sempre nella sua camera da letto, c’è incongruenza di dati – spiega il Capitano Davide Mattone – Nome e cognome coincidono, mentre la data di nascita cambia da un documento all’altro. Stiamo facendo ulteriori indagini per capire come ne sia venuto in possesso, e soprattutto, con quali requisiti”.

Osesumhen Destiny Ibhawoh verrà processato per direttissima domattina. Nel frattempo a Schio, al Comando dei Carabinieri, verranno chiamati, uno ad uno, i suoi clienti: “Nel corso degli appostamenti siamo riusciti ad identificarli e sono tutti maggiorenni  – conclude il Capitano Mattone  – Persone che, al bisogno, dall’hinterland di Schio partivano e andavano anche sino a casa sua per acquistare la dose. Ma Osesumhen lavorava principalmente su appuntamento: fissando luogo e ora di consegna in qualche angolo di Schio”.

Paola Viero

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