Yoghi probabilmente non sa di essere sulla bocca di tutti, visto che la sua unica preoccupazione è trovarsi da mangiare e gironzolare tra i boschi. Coldiretti e Costantino Toniolo (Ncd e presidente della commissione bilancio del Consiglio regionale) accusano direttamente la Regione di non aver preso le misure adatte ad intrappolare l’animale che è rimasto libero di cacciare tra le mucche dell’altopiano causando la morte di alcuni capi e la dispersione di una mandria. Ma la Regione replica con forza: ‘Abbiamo già formato squadre di emergenza e stiamo collaudando sul territorio un sistema efficace di segnalazione – ha spiegato Daniele Stival, assessore regionale alla Caccia – Non siamo quindi impreparati per gestire la situazione. La scorsa notte abbiamo consegnato la recinzione elettrificata e assicurato il presidio della zona proprio grazie al Corpo Forestale dello Stato e alla Polizia provinciale. Ci stiamo inoltre attrezzando per poter fare dissuasione secondo i criteri di intervento autorizzati dal Ministero, che, lo ricordo, è competente in materia’. E da Venezia arriva anche la conferma che dalla Regione non c’è in atto o in programma nessun programma di ripopolamento. ‘Gli allevatori sono preoccupati – ha aggiunto Stival – l’obiettivo della Regione è proteggere le prede dissuadendo l’animale dall’assumere atteggiamenti via via più impattanti. Non possiamo abbatterlo perché è una specie protetta dall’Unione Europea e sarebbe un reato penale a livello comunitario. Dobbiamo imparare a gestirlo limitando i danni e approntando difese efficaci e, in caso di danni, risarcire gli allevatori. Obiettivo della Regione – ha concluso – è reperire fondi dell’Unione Europea, informare gli allevatori su come procedere per ricevere i contributi e sulla possibilità di ricevere in uso gratuito le recinzioni’.

La dichiarazione della Regione Veneto è arrivata dopo la lamentela di Coldiretti che aveva lamentato l’inefficienza degli strumenti proposti dagli uomini del Corpo forestale dello Stato. Il presidente di Coldiretti Vicenza Marino Cerantola aveva commentato: ‘La Regione è immobile. I malghesi stanno abbandonando in massa il territorio montano perché la situazione è fuori controllo. Avevamo annunciato fin da subito che gli strumenti non sarebbero serviti a nulla. L’orso è stato trattato alla stregua di un animale da cortile, adottando misure di contenimento ridicole. Il recinto anti-orso, infatti, è stato abbattuto con poche zampate, con il rischio che oggi l’animale sia ancora più pericoloso’. La dura reazione di Cerantola è seguita all’attacco avvenuto in malga Galmarara vicino a Camporovere, nella notte tra sabato e domenica, con due vacche uccise e molte altre gravemente ferite al quale ne è seguito un altro che ha provocato ulteriori animali feriti e l’intera mandria dispersa. ‘La conseguenza di questi attacchi e del ripopolamento di specie animali pericolose per gli allevamenti e, potenzialmente, anche per l’uomo – spiegano Cerantola e Giovanni Pasquali, direttore provinciale Coldiretti Vicenza – sarà l’abbandono totale della montagna da parte delle attività imprenditoriali e produttive, con conseguenze inimmaginabili al settore primario ed al Turismo’. Coldiretti ha inoltre informato il Prefetto di Vicenza dell’accaduto e scriverà al presidente della Regione Veneto Luca Zaia per manifestare viva preoccupazione.

Il sindaco di Asiago Roberto Rigoni, presente alla conferenza stampa indetta d’urgenza  da Coldiretti, assieme ad amministratori di Roana, Rotzo e Foza, ha evidenziato che ‘Va presa in seria considerazione la pericolosità dell’animale per l’alpeggio, ma anche per le persone. Il Corpo forestale dello Stato non può limitarsi ad agire attraverso slogan che non possono tranquillizzare’.

Parole condivise anche dal consigliere regionale Nicola Finco, presente all’incontro, che ha detto: ‘E’ indispensabile radiocontrollare con urgenza l’animale e fare sì che vengano disposti adeguati risarcimenti a favore degli allevatori colpiti, prevedendo una copertura anche per i danni indiretti’. Un commento è arrivato anche da Dino Panozzo, presidente di zona Coldiretti di Asiago: ‘Le

istituzioni devono iniziare a riflettere sul rischio che la montagna venga abbandonata dalle attività produttive agricole, con danni pesantissimi al settore primario, ma anche al turismo ed all’indotto che ne deriva’. Giuseppe Rigon, gestore di Malga Galmarara, ha spiegato: ‘Da due notti non chiudiamo occhio per la paura che l’orso si ripresenti, come è accaduto. I nostri animali, impauriti, non mangiano e la notte tra domenica e lunedì sono stati feriti altri capi’.

Anche da Costantino Toniolo intravede nella presenza dell’orso un deterrente che può causare danni al turismo e invita la Regione a dare tempi certi per i rimborsi agli allevatori: ‘In queste ore le categorie degli allevatori si sono fatte sentire per via dei danni diretti arrecati dai plantigradi alle mandrie presenti a Malcesina e in val Galmarara per l’alpeggio – ha sottolineato Toniolo – Agli allevatori la Regione deve garantire modalità e tempi certi di ristoro dei danni causati dalla fauna selvatica ai capi di allevamento e andare loro incontro per mettere in opera difese specifiche per i capi di bestiame’.

Toniolo ricorda che durante l’estate sul territorio altopianese i bovini in alpeggio sono molto numerosi e si contano oltre 100 malghe in cui si pratica l’allevamento. Un comparto quello dei Sette comuni che costituisce per estensione dei pascoli e per numeri, il più importante sistema di alpeggio dell’intero arco alpino.

‘L’altra preoccupazione riguarda il turismo – ha continuato Toniolo – alcuni operatori mi hanno contattato dicendomi che sono preoccupati per l’immagine dell’Altopiano con la presenza di orsi così aggressivi verso le attività di allevamento. E’ necessario – ha concluso – che sul piano turistico la Regione intervenga per impostare una campagna che valorizzi i pregi naturalistici dell’Altopiano di Asiago, risolvendo la problematica dell’orso’.

 

Anna Bianchini

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