Non ci sta a passare per colui che ha maltrattato il proprio cane e promette che si batterà nelle aule di giustizia per fare emergere la verità. L’amarezza di Antonio Dal Santo 68 anni di Zanè, denunciato  per abbandono del proprio cane da caccia è visibile nei suoi occhi, che ti fanno capire che vale la pena ascoltarlo prima di giudicarlo.

E’ accusato di aver lasciato il proprio cane a casa, abbandonato a se stesso, ma soprattutto senza cure. Lo affligge ora, più dell’iter processuale sorto in seguito alla segnalazione di chi lo vuole dipingere per una persona che maltratta il proprio compagno a quattro zampe, il tentativo di farlo apparire come una persona senza cuore, capace di lasciare la povera bestia in balia del suo male. Che ci va a caccia nonostante sia sordo e cieco e che lo abbandona quando è in stato di sofferenza.
Tutto è partito da alcune segnalazioni  da parte di chi ha fatto intervenire le guardie zoofile che hanno fatto addirittura un blitz a Zané, nella proprietà del cacciatore che in quel momento non era presente, trovando il suo cane di razza Epagneul  Breton sofferente per alcune ferite, procedendone al sequestro e portandolo in una clinica veterinaria.

Un quadro  che non darebbe adito a giustificazioni, ma quel che gli preme è raccontare la sua versione dei fatti nonché far capire la passione e la dedizione che ha sempre avuto per tutti i cani, con cui ha condiviso gli ultimi 52 anni di vita venatoria, che non giustificherebbero quanto gli è stato contestato.
“Non voglio essere dipinto come uno che va a caccia col cane cieco e sordo come è stato detto, non curandosi delle condizioni del proprio animale” commenta Dal Santo “Né tanto meno voglio passare per quello che abbandona il proprio cane ferito”.

Dal giorno in cui non trovava più il suo cane, nei boschi del Summano  Dal Santo ci è tornato molte volte per cercarlo e dopo i primi quattro giorni di ricerche inutili finalmente è riuscito a ritrovarlo. “Era messo molto male con delle brutte ferite all’occhio, probabilmente dovute allo scontro con un cinghiale. L’ho subito caricato in macchina e portato dal veterinario e viste le condizioni il veterinario  Renato Rossi gli ha fatto subito una flebo in ambulatorio e poi ha prescritto una terapia con punture di cortisone e antibiotico che avevo iniziato a fare appena riportato a casa”, ricorda  quei momenti  Dal Santo, che giura di essersi preso cura del proprio cane.

La figura del cacciatore che abbandona in condizioni critiche il proprio cane stride col racconto reso dal Dal Santo, apprezzato nel passato da riscontri dei veterinari dell’Ulss che nei controlli verificavano che i suoi cani erano trattati bene. “ E con amore” ribadisce “come è accaduto poco meno di un mese fa quando sono usciti altri due veterinari, per controllare gli altri sei cani che ho e non hanno potuto fare altro che constatare le buone condizioni in cui vivono con me”.

Ora non gli resta che aspettare l’esito di tutta questa vicenda, lontano dal suo cane, non perdendo la fiducia. “Mi auguro di trovare nella persona che mi giudicherà, la comprensione di come sono realmente andati i fatti” conclude Dal Santo “Soprattutto che emerga e venga capito chi sono: una persona che ama la natura e la condivide con i propri cani in un rapporto di amore e fiducia reciproco”.
Paola Viero

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