Due pesi e due misure con due procure diverse. Una procura come quella di Roma assieme a quella di Venezia per l’inchiesta di Veneto Banca che ha portato all’arresto dell’amministratore delegato Vincenzo Consoli. Assieme a lui, sono indagate altre 14 persone e sono in corso perquisizioni a tappeto con il sequestro cautelativo di beni per 45milioni, tra cui una villa stile Beautiful a Vicenza. Solo quella vale oltre 1,800 milioni.
consoli vincenzoSecondo l’accusa il banchiere per il quale era stato addirittura chiesto il carcere, ma a cui sono stati concessi i domiciliari per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza, ci sarebbero otto i ‘rilievi gravi’, emersi dopo un’ispezione di Bankitalia. Il manager avrebbe creato un patrimonio ‘virtuale’, con l’appoggio di personaggi compiacenti del territorio, per ingannare i risparmiatori, gli azionisti, Palazzo Koch e la Consob. Accuse pesantissime, che inevitabilmente portano a Gianni Zonin, manager di Banca Popolare di Vicenza, che però, non solo non è stato mai arrestato, non gli è stato sottratto dalla giustizia nemmeno un centesimo. Ha avuto tutto il tempo di intestare tutti i suoi beni ai familiari e la Procura di Vicenza non ha ritenuto opportuno aggredire il suo patrimonio, che per il momento rimane intatto, facendo montare la rabbia dei risparmiatori che sono in attesa di una giustizia che sembra lenta e logorante.

Schiavon«Ho appreso la notizia dell’arresto dell’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, e sono meravigliato per la tempistica». È la reazione di Giovanni Schiavon, vice presidente dell’istituto di Montebelluna (Treviso) e fondatore dell’Associazione degli azionisti di Veneto Banca, nonchè ex presidente del Tribunale di Treviso.
«Arrestare una persona in via preventiva è sempre grave – aggiunge Schiavon – ma farlo dopo un anno, quando
evidentemente non c’è più pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato, è qualcosa che non capisco».
Per Schiavon, inoltre, il secondo aspetto macroscopico è che «mentre per Veneto Banca procede la Procura della Repubblica di Roma e scattano gli arresti, per la Banca Popolare di Vicenza la competenza è rimasta a Vicenza e, nonostante la maggiore gravità del quadro di quella banca, verso gli ex amministratori non succede nulla del genere».
villa zonin«Giovanni Zonin, ex presidente, si è disfatto nel frattempo di tutti i suoi beni – conclude – e questo di per sè mi pare una coda di paglia non indifferente».
Nell’ordinanza di custodia cautelare emerge un manager di spicco, un autentico braccio di ferro. Qualcuno ha definito Consoli una sorta di ‘padre padrone’. Il suo arresto ha sollevato un polverone di reazioni politiche, ma soprattutto la mosso le acque in una vicenda molto delicata per i reati trattati. In cuor loro, i risparmiatori sperano che sia solo l’inizio di una giustizia che seppur al passo della lumaca, sta facendo il proprio corso. Un provvedimento forte di cui sta parlando anche la stampa internazionale e che riempie di fiducia i cuori di migliaia di azionisti della Bpvi, che non perdono la speranza di rivedersi tornare ‘in tasca’ i risparmi di una vita e di vedere arrestato anche Zonin.

azionisti bpviA dichiararlo senza giri di parole sono Enzo Guidotto e Francesco Celotto, presidente e vice dell’Associazione soci banche popolari venete, che hanno detto: «A questo punto ci chiediamo quando verrà richiesto lo stesso provvedimento, già ripetutamente ipotizzato da autorevoli personaggi con specifica competenza nel settore, dalla Procura di Vicenza per l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza Zonin indagato per gli stessi reati in un contesto che appare più grave rispetto a quello di Veneto Banca».

Proseguono Guidotto e Celotto: «Auspichiamo inoltre che, alla luce delle vicende accertate, la Procura di Roma allarghi l’ inchiesta anche ai reati di truffa e associazione a delinquere: un intervento in tal senso comporterebbe tra le altre cose la costituzione di parti civili dei soci buggerati. Auspichiamo una rapida conclusione delle indagini e il conseguente rinvio a giudizio».

N.B.

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