Caporalato all’interno di una industria tessile di Isola Vicentino H. J. di anni 42, W. X. di anni 50 e H. S di anni 47titolari della azienda ispezionata dalla Polizia di Stato tutti regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale, i quali venivano denunciati in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Vicenza per diverse ipotesi di reato, tra le quali intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro irregolare, nonché violazione delle norme sul lavoro subordinato a tempo determinato ed indeterminato.

Inoltre, poiché quasi nessuna delle disposizioni e delle conseguenti prescrizioni normative contenute nella legge che regola le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è stata rispettata, sempre a carico di questi ultimi 3 soggetti sono state comminate anche numerose contravvenzioni in materia di prevenzione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’ambiente e la situazione che si sono presentati agli occhi degli Ispettori della Questura e dell’Ispettorato del Lavoro hanno permesso di riscontrare la loro totale inadeguatezza, così come nel caso degli alloggi ove i lavoratori venivano ospitati: in particolare, gli ambienti dove i 3 cittadini stranieri irregolarmente presenti in Italia erano costretti a dormire ed a mangiare erano composti da uno spazio angusto privo di luce e di areazione naturale, e senza il rispetto di alcuna forma di igiene, le vie di fuga erano non conformi alle normative e gli estintori non revisionati, l’impianto elettrico non certificato, così come assenti il Documento di Valutazione dei Rischi ed ogni attività di formazione ed informazione a beneficio dei dipendenti. Saranno allontanati dal territorio nazionale. 

I risultati di questa attività ispettiva, particolarmente significativa per la sua complessità, tratteggiano una situazione che desta preoccupazioni, da qualunque punto di vista la si voglia analizzare – ha evidenziato il Questore Sartori –. I servizi di prevenzione e di contrasto al fenomeno del caporalato hanno lo scopo non solo di sradicare il fenomeno e ridare libertà alle vittime, ma anche di recidere il circuito delinquenziale esteso su scala transnazionale che li recluta e li gestisce. Talvolta, purtroppo, ci si trova di fronte alla scarsa percezione, da parte di molte di esse, di rivestire il ruolo stesso di vittima. In non pochi casi, infatti, i lavoratori sfruttati – non percependo nella sua pienezza la violenza psicologica alla quale vengono sistematicamente sottoposti – sono addirittura intimamente convinti di dover riconoscenza ai loro sfruttatori, i quali, dal punto di vista delle vittime, consentono loro di avere un lavoro, di guadagnarsi da vivere e di sostenere economicamente le famiglie rimaste in Patria. Ed è proprio su questi aspetti che appare indispensabile intervenire, a tutti i livelli, nell’ottica di meglio e più efficacemente affrontare questo vero e proprio dramma umanitario, al fine di recidere il legame psicologico perverso che troppo spesso lega vittime e sfruttatori”.

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