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“La natura sta morendo e non mi dite che è tutto normale”. La lettera di Denise di Pedemonte

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Non credevo di assistere alla fine del mondo… La natura sta morendo. Gli alberi stanno morendo. Di sete. Perdono le foglie come fosse autunno, ma la stagione del riposo è ancora lontana. Hanno resistito, ed ora sembra si lascino andare. Quelli che dovrebbero essere prati, sono distese aride, senza vita. Non riesco a trattenere le lacrime.. Ora è la natura a soffrire l’agonia della sete, gli animali soffocano, si lamentano perché non trovano cibo verde e rigoglioso. Solo foglie secche e fieno. Compio atti abominevoli perché, per assicurare almeno un pasto verde alle mie care pecore e alla capretta, sono costretta a dare tralci di viti e rami di alberi. Mi sento in colpa per infierire loro una ferita che si aggiunge alla lunga agonia. Dovrebbe essere il momento più bello, l’estate, invece sembra di essere all’inferno. Il prossimo che mi dice che è tutto normale, che ci son sempre stati anni di siccità, che “nel 1800 giù di lì hanno fatto le foto sul letto del Po prosciugato”, lo fanculizzo. I prossimi che mi vengono a dire che se hanno trovato la mummia di Oetzi in cima a un ghiacciaio, significa che già allora i ghiacciai non c’erano, tutto nella norma, li mando gentilmente a “fanchiulo”. I prossimi che, dico io, “sembra abbiano previsto un agosto piovoso”, mi rispondono “eh ma lascia che la faccia l’estate!” , li mando a quel paese, perché allora non hanno capito un c@zzo di niente!!! Vorrei dire a questi signori che sarebbe bello rimanessero nelle loro case cittadine, invece di darsi al continuo fuggi fuggi in cerca di un po’ d’ombra e d’aria montana e poi inveire e chiedere l’autostrada se rimangono incolonnati in valle. Dato che hanno scelto le comodità e gli agi, che si prendessero pure il “pacchetto completo” e si gestissero questa “normalità” come meglio credono, anzi, come si faceva un tempo, senza doccia a tutte le ore, senza condizionatori, senza pale che girano perché le palle girano a me. Che da sempre amo e difendo l’ambiente, che da sempre l’acqua della pastasciutta, bella bollente e con l’amido, la uso per lavare i piatti, che da sempre, se lavo le verdure, l acqua poi la uso per abbeverare i fiori, che da sempre, siccome non amo farmi un bidet con l’acqua fredda, soprattutto in inverno, la prima acqua la raccolgo in una bottiglia e la uso per lavare i pavimenti o per mettere a mollo le orchidee… Certo, faccio come meglio posso, e sicuramente anche io non son “senza macchia”, ma qualcosa cerco di fare. Non si deve agire solo quando si è nell’emergenza, fermo restando che vorrei vedere quanti vivono con buonsenso in questo momento. Alcuni gesti dovrebbero diventare sane abitudini quotidiane pensando al futuro. Invece sono sicura che quelli che al tempo del lock down gridavano e insultavano per la loro “libertà violata e oppressa”, sono gli stessi che in questo momento dicono “non vorrai mica che mi impediscano di farmi la doccia due volte al giorno! Non vorrai mica che mi impediscano di prendere la macchina e andare a prendere” i freschi”, non vorrai mica che vengano a sindacare se il condizionatore lo tengo a 20 gradi, a casa mia! Io faccio quello che voglio.” Che poi, può anche essere che sia una cosa ciclica, ma credo sia sotto gli occhi di tutti che siamo davanti a fenomeni non più aventi carattere di “eccezionalità”. L’anno scorso già abbiamo avuto un assaggio di un clima impazzito, quest’anno non ne parliamo! Due anni fa, invece, una primavera meravigliosa, con cieli azzurri, rigogliosa, piovosa al punto giusto. Un’estate calda, ma equilibrata, senza tanti nubifragi e grandinate violente. E in inverno… Quanta neve! Sembrava essere tornati bambini.. Eravamo in lock down. Tutti fermi. Son bastati pochi mesi e la Terra è tornata a respirare. E noi con lei. Ma chi lo ha visto!? Chi lo ammette che il problema siamo noi che incidiamo pesantemente sul clima con le nostre azioni? Sono con i piedi ammollo… Tolgo la polvere di una giornata molto faticosa, soprattutto psicologicamente. Ho aperto il rubinetto con un gesto consueto e l acqua è scivolata sui miei piedi stanchi. Mi son chiesta cosa succederebbe se,girata la manopola, non si vedesse più scorrere l’acqua, come d’abitudine. I miei piedi si ristorano. Ma davanti a me rivedo le immagini di una Natura così sofferente, che ancora adesso mi si chiude lo stomaco e mi parte un nodo in gola, mentre noi, a parte continuare la litania del “che caldo!”, ci stiamo facendo la solita vita,per il momento. La cosa che mi rammarica più di tutte è la consapevolezza che troppo pochi vedono con gli occhi giusti ciò che sta succedendo. . E sarà sempre peggio. Ma poi mi chiedo: Greta Thunberg che fine ha fatto?

Denise, Pedemonte (foto di Davide Nunzio Sartori)